Spesso per definire l’impegno principale della Scuola di Formazione Politica diciamo che l’obiettivo è costruire e diffondere coscienza critica.
La figura di Stefano Rodotà ci aiuta a spiegare meglio questo concetto.
Uno dei più importanti giuristi italiani, Rodotà era nato a Cosenza 84 anni fa.
La politica, insieme allo studio, è sin da subito la sua passione. Nel 1953 approda a Roma per laurearsi in legge. Prima dei quarant’anni è già ordinario, insegna diritto civile alla Sapienza; milita nei Radicali, scrive sul “Mondo” di Pannunzio. E’ tra i primi professori a scrivere regolarmente sui giornali, sin dai primi anni Settanta, quando le tribune dei giornali erano scansate dagli accademici collaborando soprattutto con “La Repubblica” di Eugenio Scalfari.
Nel ’79 entra in Parlamento ma, pur essendo stato iscritto al Partito Radicale, a sorpresa si candida come indipendente di sinistra nelle liste del Pci. A Pannella, che quell’anno aveva convinto Sciascia a candidarsi, preferisce Berlinguer. Sono anni difficili, il terrorismo mette a dura prova la tenuta delle istituzioni. Quando il Pci voterà a favore delle leggi emergenziali di Cossiga, Rodotà si smarcherà. Vi rimarrà fino al 1993 quando si dimetterà, a sorpresa, dopo essere stato eletto vicepresidente della Camera. Nel 1997, durante il primo governo Prodi, diventa Garante della Privacy.
Nel 2013 è candidato alla Presidenza della Repubblica dai Cinquestelle, quando ancora non si erano rivelati una formazione senza democrazia interna, squassata da lotte intestine e da ambizioni personali, sostenitrice di idee parafasciste come quella sui migranti. E’ un innamoramento di breve durata: Grillo, con un atto volgare dei suoi, lo definirà “un ottuagenario miracolato della rete”.
Aveva scoperto di avere un tumore cinque anni fa e lo aveva combattuto da pendolare della malattia andando al Gemelli, ogni giorno, con la sua macchina. Ha resistito per cinque lunghi anni, senza arrendersi mai.
Prima di morire Rodotá aveva appena pubblicato il libro che considerava la summa dei suoi studi: “Il diritto di avere diritti”. Era da poco salito sul palco di una manifestazione organizzata dalla Fiom, perché mentre Matteo Renzi sceglieva Sergio Marchionne gli sembrava normale schierarsi dalla parte dei lavoratori della Fiat.
Ecco che cosa intendiamo per coscienza critica.
Rodotà non si è mai sottratto all’impegno civile e politico ma, anche quando è entrato nei partiti e nelle istituzioni, ha scelto sempre contro l’offerta di posti e carriera di mantenere la sua autonomia di giudizio, frutto della sua dirittura morale, dei valori che sosteneva, della sua cultura.
La sua casa era foderata di libri e di lui Elena Croce, figlia del filosofo Benedetto Croce, aveva detto : “Non c’è un giorno nel quale non abbia preso un libro in mano”,
di Angelino RIGGIO
Grazie Angelo
lo conoscevo di nome, ma non conoscevo la sua storia. Non lo crederai, ma mi hai fatto un regalo