Da “La Repubblica” del 08/10/2017
Editoriale di Eugenio Scalfari
Qualche segnale positivo è tuttavia arrivato alcuni giorni fa. Renzi ha aperto non uno spiraglio ma una porta a Pisapia, come del resto aveva fatto un mese fa, ma all’intera dissidenza di sinistra da Bersani a D’Alema, a Vendola, a Civati, insomma a tutti quelli che se ne sono andati o non erano mai entrati. Non è stato solo a prendere queste decisioni ma ha avuto suggerimenti di persone autorevoli che recentemente si sono avvicinate o riavvicinate a lui: Orlando, ministro della Giustizia ma in competizione con Renzi alle primarie, Romano Prodi, Walter Veltroni, i ministri Franceschini e Minniti.
L’apertura ai dissidenti sarebbe facilitata dal disegno di legge elettorale che prevede due terzi eletti con la proporzionale e un terzo votato in collegi che consentono una coalizione. Gli oppositori di questa legge che sarà presto presentata in Parlamento la considerano incostituzionale, ma non se ne comprende la motivazione. Non esiste alcuna norma costituzionale che vieti alleanze elettorali, mentre è altamente positiva l’abolizione delle preferenze che di solito aiutano il nascere di clientele, spesso di tipo mafioso.
Comunque l’apertura di Renzi è una novità ed è ancor più interessante il nascere di una élite politica che lo consiglia. Personalmente avevo auspicato che “il Re fosse assistito da una Corte di dignitari”; questa Corte si va finalmente formando e spero influisca utilmente sul segretario del partito. Avevamo dedicato a questa tesi la rievocazione del Partito comunista ai tempi di Togliatti e del gruppo che insieme a lui e con diverse intonazioni aveva governato il partito: Longo, Berlinguer, Amendola, Ingrao, Scoccimarro, Reichlin, Napolitano, Natta, Pajetta e molti altri. Spesso le loro idee differivano dalle altre e spesso anche da quelle di Togliatti, il quale, dopo ampie discussioni, prendeva lui la decisione come gli spettava, ma tenendo conto dei pareri diversi e talvolta addirittura divergenti dai suoi.
L’ideale è che questo avvenga anche con Renzi e il rientro dei dissidenti potrebbe arricchire il partito da questo punto di vista, come la presenza attiva di Cuperlo dimostra. Forse la pioggia di Stormy Weather cesserebbe di infradiciarci e il bel tempo della democrazia tornerebbe.
Articolo proposto da Gianni Zanirato
Commento.
Leggo da anni gli editoriali di Eugenio Scalfari e li trovo sempre utili per arricchire la mia cultura e le mie conoscenze. Spesso sono d’accordo con lui, altre volte no, ma da lui c’è sempre da imparare. Ha ormai 93 anni ma la sua lucidità è rimasta invariata.
Non intendo parlare di Scalfari ma di ciò che racconta e analizza.
Io sono amareggiato e deluso dal comportamento dei vari personaggi di sinistra e di centro-sinistra.
Nanni Moretti direbbe: “Continuiamo a farci del male”. Il masochismo è sempre stato (salvo alcuni brevi momenti storici, come la Resistenza) un sinonimo di “sinistra”. Un militante di sinistra si riconosce subito dalla sua capacità di spaccare il capello in due parti e poi in quattro e poi in otto e poi… Campione de “il problema è un altro” fino a non vedere che intanto non si affronta né il primo né il secondo. Sempre scontento del mondo che lo circonda, ma intanto si dimentica della lezione marxiana: “I filosofi hanno solo interpretato il mondo in vari modi; il punto è cambiarlo”.
Non si è né progressisti né rivoluzionari se non abbiamo davanti l’obiettivo di trasformare il mondo.
E il mondo come può essere trasformato? In un paese democratico, solo attraverso il raggiungimento della maggioranza dei consensi. O magari c’è ancora qualcuno che attende l’assalto al “Palazzo d’Inverno”?
Renzi ha fatto un’apertura, occorre rendersi conto, certo, fino a che punto sia sincero o meno, ma non bisogna buttare via quest’opportunità. Renzi, piaccia o non piaccia (io non sono mai stato renziano e non mi sto convertendo, sia chiaro) ha stravinto le primarie.
Torniamo a noi. Oggi la sinistra non ha la maggioranza nel paese e divisa ancora di meno. Mao (ormai lo cito solamente io) diceva che in politica ci sono le contraddizioni primarie e le contraddizioni secondarie: è un grave errore affrontare prima le piccole e lasciar stare le grandi. Secondo me oggi le piccole contraddizioni sono le nostre divisioni. Le grandi contraddizioni sono il pericolo della vittoria di Salvini, dei 5 stelle, di Berlusconi.
Occorre costruire, e in fretta, una coalizione di centro-sinistra contro i populismi e le destre. E’ necessario capire quali sono le cose serie e quelle di basso profilo, puntare su ciò che ci unisce e tralasciare ciò che ci divide. Io diffido sempre di quelli che vogliono essere sempre più a sinistra e rischiano l’emarginazione. Ricordo chi pugnalò Prodi alle spalle e lo fece cadere. Si chiamava Fausto Bertinotti, voleva andare sempre più a sinistra e a furia di andare a sinistra si è trovato a un tratto vicino a Comunione e Liberazione che sicuramente di sinistra ha ben poco. Vogliamo formare un paio di gruppetti del 3- 5% per dare spazio alla vanità di qualche “ leaderino”?
E così ci beccheremo Salvini o Berlusconi o Di Maio presidente del consiglio?
Nel 1975 (se non erro) il PCI a Nichelino, alle comunali, ebbe la maggioranza assoluta. Noi giovani eravamo straordinariamente felici anche perché avremmo potuto governare senza il PSI. Elio Marchiaro riunì il gruppo consiliare e molto serio con l’espressione di chi non è per nulla contento di noi, ci disse: “Chiederemo ai socialisti di entrare in giunta con noi: dobbiamo costruire l’alternativa alla Democrazia Cristiana!” Meditiamo anche su questo, compagni. Meditiamo.
Pensiamoci! La sinistra divisa ha sempre perso.
Forza Giuliano Pisapia: io sto con il tuo progetto.”
Di Gianni ZANIRATO