Il fatto è accaduto il 10 ottobre ma, grazie alla normale reticenza dei regimi dittatoriali e alla lentezza con cui le notizie filtrano all’estero, l’informazione è giunta solo pochi giorni fa.
Il tunnel faceva parte del sito nucleare di Punggye-ri, luogo in cui si svolgono i test nucleari sotterranei voluti da Kim Jong-un. Secondo gli esperti il crollo è stato determinato dall’indebolimento del terreno per i terremoti causati dalle esplosioni nucleari.
Il regime ha minimizzato l’incidente con il rischio di radioattività diffusa e la morte di circa 200 (duecento) operai.
Non ci sono parole per esprimere il disprezzo nei confronti del governo nordcoreano.
Da un lato si spendono cifre da capogiro per realizzare ordigni atomici che rischiano di portare a una guerra nucleare, specialmente quando l’avversario è un incapace e irresponsabile come Trump.
Dall’altro si mantiene il popolo in condizioni miserabili tanto che uno stipendio medio basta appena a comprare qualche chilo di riso.
Come fa a reggersi un regime così?
Usando i metodi descritti in due libri bellissimi: Fahreneit 451 di Bradbury e1984 di Orwell.
Nel primo vengono descritti i meccanismi per eliminare il dissenso e la coscienza critica (Montag, il protagonista, è un pompiere che è addetto, invece che a spegnere gli incendi, a bruciare i libri).
Nel secondo si pone l’accento sulla repressione e sulla capacità del regime di spiare nel più intimo le persone, le loro parole, i loro comportamenti (l’occhio del Grande Fratello) per intervenire contro chi non si conforma al pensiero comune e costruire una rappresentazione artefatta della realtà (grazie alla neolingua).
In entrambi i libri aleggia una guerra o la minaccia di una guerra con un interminabile stato di mobilitazione perenne contro un accerchiamento militare esterno.
Dopo il crollo del regime di Henver Hoxha ero andato in Albania. Ad appena un braccio di mare dalla Puglia, avevo visto un Paese distrutto. Le fabbriche erano dei fantasmi, nei quartieri la raccolta rifiuti era fatta dai maiali in libertà, nel palazzo dove abitava il Sindaco di Lac (50.000 abitanti, come Nichelino) non c’era l’ascensore e le scale erano illuminate da lampadine sospese a fili volanti. In compenso ogni poche centinaia di metri si vedevano perfetti e robusti bunker in cemento sparsi in tutta la Nazione per fronteggiare una improbabile invasione. Una follia!
Detto questo contro i regimi dittatoriali mi viene spontaneo riflettere come nelle democrazie, basate comunque sulla diseguaglianza sociale, il consenso venga indotto nella stessa misura ma con metodi più sottili e invisibili di quanto descritto da Bradbury e da Orwell.
di Angelino RIGGIO