La crescita delle forze antidemocratiche nel mondo occidentale e la tolleranza verso le dichiarazioni e i comportamenti esplicitamente fascisti impone una riflessione collettiva approfondita e articolata. Invito i lettori di piazzadivittorio.it a dare il proprio contributo. Questa che segue è la mia prima riflessione.
FASCISMO E POPULISMO
Il vincitore delle elezioni in Austria, Sebastian Kurz, del Partito di destra si è alleato con il partito di estrema destra islamofobo e xenofobo di Heinz-Christian Strache, erede di Heider. Quest’ultimo ha ottenuto 6 ministeri su 14, tra cui i più importanti: Interni, Esteri e Difesa.
Il governo nero-blu austriaco è un ulteriore campanello d’allarme sulla avanzata del fascismo in Europa. Con diversa forza e diverse sfumature questa ondata cresce dappertutto: dalla Polonia all’Ungheria, dalla Bulgaria ai Paesi Bassi, dalla Finlandia alla Danimarca, Dal Belgio alla Lettonia.
In Germania il successo dell’AFD è una delle cause principali della difficoltà di creare un governo con grave danno per la tenuta dell’UE anche per il mancato bilanciamento del protagonismo eccessivo di Macron.
Molto spesso non si tratta di fascisti dichiarati come quelli della AFD tedesca o di Alba Dorata in Grecia o di Casa Pound in Italia. I danni fatti dai nazisti e dai fascisti, per quanto lontani settanta e più anni, sono ancora troppo vivi nella coscienza degli Europei. Per questo Marine Le Pen aveva abbandonato i rituali del fascismo nostalgico del padre per trasformare il Front National in un movimento populista.
Il populismo non è ancora fascismo.
Il fascismo è molte cose e la storia ce le ha mostrate tutte: limitazione delle libertà e dei diritti con leggi e repressione interna; disprezzo delle istituzioni democratiche; condizionamento delle coscienze individuali e collettive; discriminazioni razziali, religiose, di sesso e di condizione economica; riduzione dello stato sociale; nazionalismo; politica coloniale; protezionismo; guerra. (Trump, che le sta attuando gradatamente tutte, ci ha aggiunto la deliberata distruzione dell’ambiente).
Il populismo nel corso della storia ha avuto significati diversi ma oggi ha queste caratteristiche:
- far credere che esistono soluzioni semplici a problemi complessi;
- anteporre sempre le questioni particolari o immediate a quelle generali e riguardanti il futuro;
- dire alla gente quello che si vuole sentire dire rinunciando a costruire coscienza critica;
- strutturarsi con una scarsa o nulla democrazia interna.
Il populismo è un modo di fare politica che, in diversa misura, è stato praticato da tutte le forze politiche. Chi lo ha elevato a scienza è stato l’italiano Berlusconi: diversi miliardari lo hanno imitato nel mondo con un discreto successo, compreso Trump. Berlusconi costruiva i suoi messaggi con una tecnica di comunicazione raffinata e definiva argomenti e soluzioni in base a sondaggi sistematici.
Il populismo non è ancora fascismo. Ma lo prepara.
L’avanzare della crisi economica ha generato quello che il CENSIS ha chiamato un senso di RANCORE, di frustrazione nel vedere arretrare le proprie condizioni di vita e vanificare le proprie aspettative. Questo rancore ha generato una crisi di rappresentanza politica che unita alla crisi economica in passato e in presenza di un partito rivoluzionario poteva portare a un cambiamento radicale. Oggi invece si trasforma in sfiducia e in rabbia. La prima genera un astensionismo politico (perdita della militanza) ed elettorale. La seconda genera movimenti e partiti che in altri momenti sarebbero stati effimeri ma che, perdurando la crisi, hanno una importante consistenza elettorale. Questa miscela può portare facilmente a derive autoritarie come si vede già in Europa.
Le forze populiste e il fascismo, come dimostrano la storia e l’analisi politica, si affermano quando e dove la sinistra è debole.
Quando parlo di debolezza non intendo debolezza numerica ma soprattutto debolezza politica, cioè la incapacità di proporre percorsi realistici (anche duri ma credibili) che possano ridare fiducia nel futuro, aumentare le opportunità individuali e ridurre la forbice sociale.
Laddove la sinistra è in grado di farlo, l’avanzata del populismo (e del fascismo) si arresta.In Grecia Alba Dorata è stata fermata da Tsipras. In Francia se Mélenchon non avesse raccolto la protesta dei lavoratori, dei poveri e dei disoccupati al primo turno, Marine Le Pen si sarebbe presentata in enorme vantaggio per il ballottaggio. La sinistra portoghese ha saputo costruire una coalizione che governa il Paese e là i populisti sono residuali. Corbyn ha impedito la svolta di ultradestra di Teresa May in Gran Bretagna. Sanders negli USA si è battuto con coraggio e poche risorse ottenendo un consenso formidabile: purtroppo il Partito Democratico ha preferito a questo candidato credibile quello enormemente più ricco (Hillary Clinton) con il risultato che abbiamo visto. In Spagna il movimento di protesta (PODEMOS) ha una forte impronta di sinistra e questo ha impedito l’affermazione di forze schiettamente populiste o fasciste.
E in Italia?
In Italia per fortuna le forze populiste sono divise.
Il movimento 5stelle è il primo partito e la Lega di Salvini è in crescita nei sondaggi. Se dovessero unirsi, potrebbero costruire una maggioranza di governo dopo le elezioni. Sarebbe l’edizione in salsa italiana del governo nero-blu austriaco.
Se però Salvini è fortemente xenofobo e islamofobo e non nasconde le sue simpatie per i fascisti, il partito di Grillo ha una composizione più articolata.
Qualcuno ha detto che è la nuova DC. Non è esatto: la DC era la somma di vari potentati locali sostenuti dagli USA e dal Vaticano; i 5stelle sono la somma di molte rabbie e con conflitti anche aspri al loro interno: ne abbiamo avuto un assaggio a Roma. Dentro quel movimento ci sono molti elettori di sinistra delusi, operai e disoccupati, tanta gente arrabbiata, qualche opportunista in cerca di un posto al sole, gente che ha in disprezzo le istituzioni democratiche (bisogna mettere una bomba a Montecitorio, superare la Costituzione, uscire dalla UE) e persone con una autentica vocazione padronale e autoritaria.
Poiché certamente questo sarà il primo partito dopo le elezioni di marzo, deve essere preoccupazione di ogni democratico rendere impossibile il matrimonio tra Grillo e Salvini.
di Angelino RIGGIO
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