Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha ridotto di circa 8mila chilometri quadrati l’area di due monumenti nazionali nello Utah (per intenderci, una porzione di territorio estesa all’incirca quanto l’Umbria). È la più grande revisione di sempre degli spazi statunitensi protetti a livello federale per motivi storici, culturali e scientifici. I monumenti nazionali sono aree protette simili ai parchi nazionali, ma possono essere istituiti direttamente dal presidente senza la necessità di un’approvazione del Congresso. Trump ha ridotto l’estensione del Bears Ears National Monument dell’ 85 % e ha dimezzato il Grand Staircase: il primo era stato istituito nel dicembre del 2016 da Barack Obama, il secondo nel 1996 da Bill Clinton.
La legge che consente ai presidenti di istituire i monumenti nazionali è del 1906 e si chiama Antiquities Act: tra le altre cose, stabilisce chiaramente che al loro interno sia impegnata “la più piccola area possibile, compatibilmente alle necessità di gestione e cura” del territorio.
L’annuncio di Trump è stato accolto con manifestazioni in favore dell’iniziativa e con altre contrarie, organizzate soprattutto dai nativi americani che vivono nello Utah e che avevano fatto grandi pressioni per ottenere da Obama la creazione del Bears Ears National Monument un anno fa. Ora temono che gran parte del territorio diventi oggetto di speculazione edilizia, attività estrattive e altre iniziative inquinanti e pericolose per la flora e fauna del luogo.
Trump aveva commissionato la revisione di 27 monumenti nazionali lo scorso aprile: di questi, 6 sono ritenuti idonei a un ridimensionamento.
E’ una vittoria della politica degli ultraconservatori e delle grandi compagnie petrolifere ed estrattive. Una vittoria interamente a spese della cura dell’ambiente e delle popolazioni native americane che in questi parchi risiedono.
Nel sostanziale silenzio del mondo, continua spedita quindi la politica fortemente antiambientalista di Trump, incentrata sullo sfruttamento intensivo delle risorse secondo la logica, di destra, del raggiungimento di smodati obiettivi economici personali o di lobby a discapito dell’interesse generale.
Con il voto delle politiche nazionali alle porte, c’è da ragionare moltissimo su che direzione vorremmo che prenda il nostro paese. Gli Stati Uniti hanno scelto da che parte andare un anno fa, virando a 180 gradi rispetto all’amministrazione Obama. E oggi ne paghiamo le conseguenze tutti.
Antimo De Ruosi