La definizione di populisti, che oggi viene data a forze come la Lega e i 5stelle in Italia e a molti movimenti analoghi in Europa, è imprecisa e secondo le latitudini e i periodi storici ha avuto molti significati: prima o poi dovremo parlarne a fondo.
Però questa definizione ha sicuramente un fondamento perché esse in base al risultato elettorale, e a volte nemmeno a quello, richiamandosi a una presunta “volontà popolare” pretendono di mutare completamente le regole del gioco democratico. È una cosa estremamente pericolosa che può precipitare l’Italia in avventure che abbiamo già vissuto come il Fascismo o togliere ogni certezza economica e di progresso.
Per fortuna la Costituzione nata dalla Resistenza al Fascismo ha definito l’ambito entro cui viene esercitato il potere del popolo.
Il primo articolo della Costituzione dice chiaramente: “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”
Quale è questo ambito?
È quello delle istituzioni e dell’equilibrio tra queste.
Una di queste istituzioni è la Presidenza della Repubblica oggi impersonata da Sergio Mattarella.
Mattarella è nato a Palermo nel 1941. Il fratello, Piersanti, Presidente della Regione Sicilia, fu ucciso dalla mafia nel 1980. In politica Mattarella è sempre stato pacato, ma coerente. Nel 1990 si dimise da ministro del governo Andreotti-Martelli per protestare contro una legge che favoriva Berlusconi e le sue televisioni. Nel 1994 si dimise da direttore del Popolo, il giornale della DC, perché l’allora capo del partito, Rocco Buttiglione, si era alleato con Berlusconi. È stato ministro, Vicepresidente del Consiglio, parlamentare per sette legislature e infine membro della Corte Costituzionale. Nel 2015 è stato eletto Presidente della Repubblica, incarico che riveste in modo riservato, poco appariscente, ma determinato nel suo ruolo di custode della Costituzione.
Lo abbiamo visto in questa crisi in cui ha esercitato fino in fondo il suo dovere di controllo che l’azione politica rispetti le leggi e il diritto.
Mattarella aveva più volte avvertito che molte misure contenute nel “contratto di governo” tra Lega e 5stelle si sarebbero scontrate con la legge se effettivamente adottate. Per esempio l’attuazione di flat tax, reddito di cittadinanza e l’anticipo dell’età pensionabile non avrebbero avuto copertura economica come invece prevede la legge.
Ma sono state le dichiarazioni ostili verso l’Europa e le minacce di uscire dall’euro che non gli hanno lasciato scelta perché i trattati firmati dall’Italia con i Paesi membri e i Paesi dell’Eurozona hanno forza di legge.
Per questo motivo ha respinto l’ipotesi di Savona al Ministero dell’Economia e dato l’incarico a Cottarelli. Queste due mosse hanno costretto i due partiti di maggioranza a varare il loro esecutivo all’insegna di una dichiarata fedeltà alle Istituzioni Democratiche.
Tutto risolto?
Purtroppo no.
Mattarella ha fatto in questa fase un lavoro straordinario nella sua fermezza costituzionale. Ma preoccupa da una parte la leggerezza con cui i 5stelle trattano le questioni istituzionali (Di Maio è stato costretto a fare l’ennesima giravolta e rimangiarsi l’assurda proposta di impeachment che non aveva nessuna base giuridica ma che poteva creare una crisi istituzionale). Preoccupa ancora di più la carica eversiva di Salvini che ha dichiarato di avere a modelli il premier fascista dell’Ungheria Orban e i governanti polacchi che stanno facendo strage di ogni garanzia democratica. Né va dimenticata l’arroganza con cui ha preteso di relegare i poteri della Presidenza della Repubblica nella nomina dei ministri ad un puro ruolo notarile, aprendo uno spaventoso ed inedito conflitto istituzionale, per altro, assolutamente immotivato visto che lo stesso Salvini oggi accetta con soddisfazione quello che la fermezza di Mattarella nel difendere le prerogative del Colle gli aveva proposto fin dall’inizio.
Di Maio e Salvini dovrebbero aver capito che il voto popolare li autorizza a governare, ma non li rende padroni delle Istituzioni democratiche del Paese.
Sul fronte del governo, le due forze politiche sono consapevoli di non potere realizzare i principali obiettivi del “contratto” su cui è fondata l’alleanza perciò la loro strategia resterà quella di scaricare la colpa sulla UE, sull’euro e di nuovo contro le Istituzioni. Nel frattempo utilizzeranno i loro ministeri per fare propaganda e realizzare provvedimenti che non costano o ricadono sulla pelle degli emarginati (come i migranti).
E’ altissimo il rischio che questo Governo faccia molti danni.
Mattarella ha dimostrato che le Istituzioni Democratiche dell’Italia sono forti ma noi, come cittadini, abbiamo il dovere di stare al suo fianco e vigilare perché gli interessi dei più deboli non vengano ancora di più calpestati.
di Angelino RIGGIO