REDISTRIBUZIONE?

Marco Travaglio è un giornalista acuto e attento a documentarsi. È sempre utile leggerlo e ascoltarlo. In genere è severo nella critica di chi ha il potere denunciando errori e contraddizioni (se non peggio).

Rischia però di perdere credibilità quando rinuncia al suo ruolo.

Parlando del DEF (Documento di Economia e Finanza) approvato da Salvini e Di Maio (il figurante Conte non fa testo), ne ha tentato una debole difesa d’ufficio.

In primo luogo ha detto che lo sforamento del rapporto deficit-pil non è una novità.

In questo ha ragione perché è stato comune a tutti i governi precedenti: addirittura Renzi aveva detto che bisognava fare manovre in deficit al 2,9%. C’è una differenza importante però: tutti i governi precedenti hanno sforato a-posteriori (cioè rispetto alle previsioni su cui si erano impegnati). Questo governo invece ha previsto lo sforamento a-priori, cioè ha deciso di realizzare il suo programma indebitando la Nazione.

Ora, l’indebitamento non è un tabù. Soprattutto se viene utilizzato per investire sul futuro. Lo fanno tutte le famiglie quando decidono scelte importanti: l’acquisto di una casa, l’avvio di una impresa, gli studi superiori dei figli, ecc. Si tratta di decisioni difficili perché si consumano oggi risorse che saranno pagate domani: il debito contratto adesso verrà onorato dalle generazioni future. Non a caso, in una famiglia seria, queste decisioni si fanno con cautela, verificando le compatibilità e il rapporto costi-benefici. Non a caso, soprattutto, queste scelte riguardano la costruzione del futuro.

Non così avviene con il DEF approvato dalla Lega e dai Cinquestelle.

Sicuramente la immissione di denaro fresco avrà un effetto di stimolo sul mercato e sull’economia. Purtroppo però questo effetto sarà un fuoco di paglia, si esaurirà in breve tempo senza produrre effetti strutturali, senza intervenire sui grandi problemi che inceppano l’economia italiana come la mancata salvaguardia e la valorizzane del territorio e dei beni culturali e ambientali, l’assenza di un Piano Nazionale dei Trasporti, la carenza o l’inadeguatezza delle infrastrutture (Genova insegna), ecc.

Travaglio riconosce che effettivamente al DEF del governo manca questo sguardo lungo però mette in evidenza un’altra differenza con i governi precedenti. Questi distribuivano risorse alle banche e agli affaristi mentre qui si dà alla povera gente, ai pensionandi, ecc.

Questo DEF effettua, secondo Travaglio, una redistribuzione della ricchezza.

Purtroppo anche questa osservazione non funziona.

La redistribuzione non è elargire soldi presi a prestito ma ridurre la forbice sociale, cioè sottrarre alla minoranza più ricca (che negli ultimi anni si è arricchita sempre di più) per costruire più opportunità e quindi ricchezza per la maggioranza povera o impoverita. Senza dimenticare che la prima povertà è la mancanza di lavoro: investire risorse pubbliche, anche a debito, per creare opportunità di lavoro per la messa in sicurezza delle infrastrutture, delle scuole, degli ospedali, del dissesto idrogeologico è il modo migliore per combattere la povertà.

Il DEF non è ancora la Manovra Finanziaria e quindi non conosciamo le singole voci e i singoli numeri. Personalmente non mi ha mai appassionato il balletto di cifre e di provvedimenti che vengono annunciati sui giornali per essere ritirati e modificati ogni giorno: preferisco aspettare il varo della Manovra Finanziaria vera e propria e ragionare a bocce ferme.

Già ora però è possibile vedere che questa redistribuzione è lontana mille miglia. Non c’è nessun provvedimento per intaccare i grandi patrimoni, eliminare l’elusione fiscale (che è più dannosa della evasione: ne parleremo), far pagare di più ai più ricchi. C’è anzi la flat-tax che oggi parte in sordina ma, sponsor Salvini, ha l’ambizione di portare a solo due aliquote la tassazione con buona pace della progressività fiscale della legge Visentini e della Costituzione e che sarà un enorme regalo ai più facoltosi contribuenti. C’è ancora la “Pace Fiscale”, un nome ingannevole per indorare la pillola dell’ennesimo condono che pure i Cinquestelle avevano combattuto aspramente quando erano all’opposizione. Voglio ricordare che l’evasione fiscale è una sottrazione di risorse nei confronti dei servizi sanitari, delle scuole, delle strade e di tutti i servizi per la collettività che si realizzano grazie alle tasse che gli onesti pagano. Si dice che il condono frutterà decine di miliardi. Si tace del fatto che a chi non ha pagato le tasse non soltanto si annullano sanzioni e interessi ma si concede la pace fiscale versando solo una minima parte di quanto dovuto.

Il condono si può paragonare alla tangente che un criminale dà a un poliziotto corrotto per chiudere un occhio.

Il condono è un premio ai furbi e un incentivo a non pagare in futuro.

Questo DEF e il reddito di cittadinanza così concepiti non saranno un atto di redistribuzione della ricchezza o di giustizia sociale. Saranno come gli 80 euro e i bonus di Renzi: provvedimenti pre-elettorali in vista delle elezioni europee di Primavera per verificare i rapporti di forza nella maggioranza giallo-verde.

di Angelino RIGGIO

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