L’allarme dell’Economist: nel 2018 è peggiorata la qualità della democrazia italiana

Nella classifica internazionale del Democracy Index il nostro Paese è scivolato dal 21esimo al 33esimo posto. Pesa “il sostegno crescente a uomini forti che bypassano le istituzioni”

di Michael Pontrelli   –  Tiscali 09/01/2018

L’avvento del primo governo populista della storia italiana sta mettendo in pericolo la nostra democrazia? Il tema è spesso dibattuto nei talk show televisivi. Una risposta importante è però arrivata dall’estero. Secondo un rapporto dell’autorevole settimanale britannico, The Economist, lo stato di salute della democrazia italiana sta peggiorando. Nel 2018 l’Italia è scivolata dal 21esimo al 33esimo posto nella classifica globale del Democracy Index.

In crescita la voglia dell’uomo forte

Secondo l’Economist il calo dell’indicatore che misura la qualità delle nostre istituzioni democratiche (passato da 7,98 a 7,71) è dipeso “dalla disillusione verso i partiti politici e il Parlamento che ha alimentato un sostegno crescente a uomini forti che bypassano le istituzioni”. Lo studio conferma dunque il timore di alcuni analisti italiani che vedono con preoccupazione l’ascesa di un leader di destra radicale come Salvini. E gli stessi analisti del settimanale britannico hanno definito la Lega come “un partito anti immigrazione di estrema destra”.

Gli autori del rapporto hanno stigmatizzato in particolare “la retorica di Matteo Salvini contro gli stranieri” che viene “largamente criticata dalle associazioni per i diritti umani” e che ha spinto “la commissaria dell’Onu Michelle Bachelet ad inviare osservatori in Italia”. Per l’Economist “tutto questo contribuisce al rischio di deterioramento delle libertà civili in Italia”.

Manifestazione contro Salvini

In calo la cultura politica

Entrando nel dettaglio dell’analisi, l’indicatore dei Diritti civili è sceso da 8,53 a 8,24, quello sul Pluralismo è rimasto invariato a 9,58, quello sula Cultura politica è sceso da 8,13 a 6,88 e infine quello sulla Partecipazione politica è salito da 7,22 a 7,78. Dall’andamento contrastante degli ultimi due indicatori emerge chiaramente che il dibattito sui social (dove è sempre più massiccia la presenza dei leader di governo) non si traduce automaticamente in una crescita della cultura politica dei cittadini.

Quelle scandinave le democrazie più sane

Per quanto riguarda, infine, gli altri paesi, la classifica è guidata da quelli scandinavi che si classificano ai primi posti dell’Indice di Democrazia.  La prima piazza è occupata dalla Norvegia con 9,87 punti. Seguono l’Islanda (9,58) e la Svezia (9,39). Quarta la Nuova Zelanda (9,26) davanti alla Danimarca (9,22) e al Canada (9,15). Male gli Stati Uniti (25esimi con 7,96 punti). Fanalino di cosa la Corea del Nord, al 167esimo posto con 1,08 punti.

9 gennaio 2019 da Tiscali

COMMENTO

La democrazia in Italia è veramente in pericolo?

Posso semplicemente esporre il mio modesto parere.

Credo che in un paese in cui i fascisti sembrano possano fare ciò che vogliono e con una sottovalutazione del problema da parte di molti esponenti dello stato e dell’istituzione sia un elemento di forte preoccupazione. Per chi ha letto un po’ di storia, può ricordare che le squadracce mussoliniane avevano protezioni da parte di uomini dello stato e delle istituzioni (per fortuna vi erano anche persone democratiche) come polizia e magistratura.

Ultimo esempio l’aggressione quadristica di pochi giorni fa subiti da due giornalisti dell’“Espresso” colpevoli di svolgere il loro lavoro.

Altri esempi?

  • Colpi d’arma da fuoco contro una bambina, colpevole d’avere la pelle scura e che probabilmente rimarrà paralizzata.
  • Spari contro un muratore proveniente da Capo Verde.
  • Pestaggio di uno ”sporco negro” davanti al bar in cui lavora a Palermo.
  • Invito a “andare dal veterinario” a un senegalese che si è presentato in un ambulatorio a Roseto degli Abruzzi.
  • Voto sulla Legge di Bilancio senza che i parlamentari di minoranza abbiano letto il testo: insomma accettazione a scatola chiusa. Il Parlamento esautorato del proprio diritto dovere di discutere le leggi.
  • Il decreto sulla sicurezza che ha fatto ribellare alcuni sindaci che hanno stabilito di non applicare la legge. Una vera disobbedienza civile.

L’emergenza, per Matteo Salvini, è “una sciocchezza”: l’unico allarme “sono i reati degli immigrati”. Qualcuno si stupisce per questa dichiarazione? No: conosciamo l’uomo. Lo abbiamo visto con la maglietta di Casa Pound e abbiamo letto che di se stesso dice “Molti nemici, molto onore”. Una frase di Benito Mussolini e non è la sola ad aver citato nel corso della sua attività politica.

Salvini è un fascista?  Si può argomentare che il fascismo è un fenomeno con una sua precisa connotazione storica e ideologica, che il populismo (anche quello più becero) è un’altra cosa. Sì, è vero.  Ma il messaggio che ogni giorno Salvini invia agli italiani è un messaggio fascista. Ciò è molto grave.  Grave perché Salvini è il vicepresidente del Consiglio e il ministro dell’Interno della Repubblica Italiana. Non so se Salvini è a conoscenza  che la nostra democrazia è nata dalla Resistenza al fascismo perché con le sue parole e i suoi comportamenti tradisce l’Italia e la sua Costituzione, nello spirito ma anche nella lettera.

Il fatto che raccolga un grande consenso e che esso sia (finora) in crescita non cancella questo indiscutibile fatto. Non solo perché il suo consenso comunque rappresenta una minoranza degli elettori, del “popolo” come piace dire a lui, ma anche perché nessuna legittimazione cancella l’obbligo del rispetto della legalità.

Altrimenti dovremmo pensare che anche Mussolini, Hitler, Stalin (e chissà altri dittatori) ebbero il diritto dalla loro parte, visto i plebisciti da cui si fecero confermare a furor di popolo (appunto).

Salvini è un problema per la democrazia. Né il pericolo che rappresenta è minimamente bilanciato dal fatto che non sia al governo da solo. I contrasti tra la Lega e i Cinquestelle sono molti e molto duri, ma la democrazia parlamentare e il principio della rappresentanza sembrano essere antipatico agli uni e agli altri.  Tra un litigio e un altro insieme stanno lavorando per eroderlo, per distruggerlo dall’interno.

SI’ OGGI, PER ME, LA DEMOCRAZIA E’ IN SERIO PERICOLO:

di Gianni ZANIRATO

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