Mi è stato chiesto se voterò Diego Sarno alle prossime elezioni.
Certo.
Ma, messa in questi termini, la questione mi sembra confinata in uno spazio angusto e in una prospettiva a troppo breve termine.
Voglio perciò fare un discorso più ampio. Chi mi conosce sa che non sarò breve. Non sono però disposto a barattare un grammo di chiarezza con una tonnellata di consenso. Chi pensa di affaticare troppo il cervello a leggere questo scritto vada a leggere le ultime e brevi fake news, non a caso dispensate da Lega e Cinquestelle.
Le prossime elezioni europee avranno una portata mondiale.
La partita è se l’Europa debba sfaldarsi o se debba esserci un deciso balzo in avanti nella integrazione europea.
Negli anni passati è stato sottovalutato il sostegno (anche economico e informatico) dato dalla Russia di Putin e dagli USA di Trump e Bannon ai movimenti populisti e sovranisti. L’interesse è evidente: un’Europa frammentata è un boccone facile e anche molto ghiotto: si tratta del mercato più ampio, più ricco e più tecnologicamente avanzato al mondo. Poi l’UE ha una fastidiosa attenzione ai diritti umani, argomento che a Putin e Trump fa venire l’orticaria.
Certo l’immobilismo europeo rispetto ai temi dello sviluppo economico e dell’immigrazione ha aiutato il crescere dei populismi ma di fronte a questo la risposta non è meno Europa ma più Europa. Per esempio con la creazione di un Ministero Comune dell’Economia che possa rilanciare lo sviluppo (e non solo agire sulla moneta, cosa che ha fatto Draghi e che pure è stata fondamentale per attutire i danni della crisi). E ancora occorre costruire una politica comune (e non in ordine sparso come in Libia) verso i Paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo per rendere più forte la frontiera meridionale della UE, per una regolazione dei flussi migratori, per un interscambio economico con l’Africa sempre più interessante.
Per un balzo in avanti dell’integrazione europea (che porterebbe solo vantaggi) e per contrastare chi vuole disgregare l’UE (che farebbe solo i vantaggi delle Superpotenze) è importante sostenere i partiti democratici.
Per questo e, per quanto mi riguarda, voterò Partito Democratico.
Sono moderatamente ottimista. Per quanto possano avanzare i populisti in queste elezioni, penso che non sfonderanno. L’ondata populista si sta esaurendo come dimostrano le elezioni in Spagna e in Slovacchia e come dimostra il vicolo cieco della Brexit che per gli inglesi sta diventando un incubo. L’internazionale sovranista proposta da Salvini è solo propaganda (come è quasi tutto quello che dice) perché i movimenti e gli Stati sovranisti, razzisti e parafascisti sono divisi proprio sulle questioni più importanti: l’immigrazione (i Paesi di Visegrad non accetteranno mai una redistribuzione dei migranti) e la politica economica (Polonia e Austria hanno posto il veto a qualsiasi sforamento dei parametri di Maastricht).
Certo non mi aspetto che a livello nazionale la Lega avrà pochi voti: ne avrà tanti perché ha il vento a favore. Ma non si illuda Salvini. In quest’epoca di cambiamenti climatici, il vento cambia rapidamente: lo sa bene Renzi, lo sanno bene i Cinquestelle che sono in caduta libera. Né mi aspetto che Zingaretti, che credo meriti fiducia, abbia potuto in questo brevissimo tempo riparare ai danni del renzismo. Però un buon risultato numerico della Sinistra è possibile e sarebbe un bel segnale anche se non c’è da aspettarsi fuochi d’artificio.
La Sinistra è ancora convalescente dal risultato del 4 Marzo dell’anno scorso in cui ha raggiunto i minimi storici in termini percentuali. Quella, oltre che numerica, è stata prima di tutto una sconfitta politica e culturale. Se non si capisce questo e non lo si affronta, sarà impossibile fermare il populismo che ieri si chiamava Cinquestelle, oggi Lega e domani chissà. Che sia stata una sconfitta politica è dimostrato da molte cose. Basti citarne solo una: la sconfitta nelle periferie urbane. Questo significa che i partiti della sinistra non hanno saputo parlare alla gran parte della gente o peggio hanno perso di vista la loro mission principale: quella di tutelare i più deboli. Non si può considerare la lotta alla disuguaglianza sociale (che è prima di tutto disuguaglianza economica) una questione irrilevante o anche solo secondaria. Ancora più grave è stata la sconfitta culturale con l’arretramento di valori come tolleranza, rispetto dei diritti e della dignità umana.
È in questo indebolimento di valori e di politiche che Salvini e Di Maio hanno fatto passare il messaggio ingannevole che bastasse fare un po’ di deficit (cioè indebitare le generazioni future) o essere più crudeli con i migranti per avere ripresa economica e lavoro.
Però non basterà lo smascheramento delle bugie di Cinquestelle e Lega, non possiamo più accontentarci di votare per il meno peggio: la sinistra deve tornare a essere alfiere dei valori migliori che oggi, per fortuna, sono presidiati dal volontariato: ideali, impegno, generosità e cultura.
Per i partiti di sinistra questo vuol dire ridare dignità alla militanza. Nel partito delle tessere la selezione è a favore di chi è più ricco, di chi può contare sul maggior consenso (purchessia) fino al punto di lasciarsi infiltrare dalle persone peggiori: corrotti, faccendieri, perfino mafiosi. In questo tipo di partito la militanza è perlopiù legata al periodo elettorale per sostenere un candidato o un gruppo di potere.
La militanza deve invece essere un impegno quotidiano per spiegare la prospettiva futura, smascherare i falsi messaggi, prendersi cura dei problemi e dei bisogni quotidiani dei lavoratori, di chi cerca lavoro, di chi è più debole. È così che si seleziona una buona classe dirigente. È in nome di tutto questo che, insieme a Diego e a tanti altri, ci siamo battuti (vincendo due volte a Nichelino).
È per proseguire questa battaglia che voterò Diego Sarno e anche per fare più forte la vittoria di Sergio Chiamparino a Presidente della Regione.
Chiamparino ha dimostrato di essere stato un ottimo Sindaco di Torino e ha governato bene il Piemonte che, per uscire dalla crisi, ha bisogno di una guida intelligente e di un impegno comune.
Ora più che mai non si può lasciare la nostra Regione agli incapaci e ai seminatori di odio.
Angelino RIGGIO
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