Un organismo, per potere essere definito e avere una identità, ha bisogno di definire i propri confini. Questi non sono, come intende in modo becero Salvini, un muro dietro cui difendersi ma un importante organo di relazione. Così, per esempio, nel corpo umano l’apparato respiratorio, quello digestivo, quello genito-urinario e soprattutto la pelle sono i nostri confini che garantiscono relazioni con il mondo esterno, senza le quali relazioni la nostra sopravvivenza è zero.
Il processo di unificazione europeo è molto complesso. È però uno strumento fondamentale perché l’Europa si liberi di un passato di “carnaio del mondo” e costruisca un’area di pace e di democrazia con il più grande, ricco e tecnologicamente avanzato mercato al mondo.
Ovviamente questo progetto non è visto di buon occhio dai Paesi più potenti come gli USA, la Russia e, recentemente, la Cina. Per questo, in vario modo, soprattutto la Russia di Putin e l’America di Trump (tramite il suo uomo Steve Bannon) sostengono generosamente con criminali aiuti informatici e con denaro le forze populiste, come l’AFP in Germania, Marine Le Pen in Francia, Salvini in Italia, ecc. Questa operazione ha avuto finora il più grande successo in Gran Bretagna con la Brexit, di cui gli inglesi si pentiranno amaramente, ma che indebolisce l’Europa non solo economicamente (l’Europa aveva quattro grandi pilastri: Germania, Francia, Italia e GB) ma anche sul versante atlantico.
Mentre per quello che riguarda l’economia, l’UE ha agito in modo efficace (con l’integrazione economica, con Schengen, con l’Euro, con la BCE), sul piano delle frontiere, la situazione è di sostanziale arretramento. Sul versante orientale, per mantenere la distanza dall’illiberale Russia di Putin, sono state fatte concessioni eccessive ai cosiddetti Paesi di Visegrad sia sul piano economico (detto in soldoni: prendono più di ciò che danno) che su quello democratico (diritti democratici, libertà di stampa, migranti, ecc.) tanto che si parla di DEMOCRATURA (né democrazia né dittatura, ma un po’ di una e un po’ dell’altra).
La situazione dei confini è poi drammatica sul versante mediterraneo dell’Europa dove i Paesi come l’Italia e la Grecia sono stati lasciati soli a gestire la crisi dei migranti, così che invece che coglierne l’opportunità storica, si è dato spazio ai deliri nazionalisti e razzisti come a casa nostra.
Questo deficit di politica mediterranea si è cominciata a sentire con la crisi siriana, con l’indebolimento dell’influenza italiana in Libano (dove D’Alema aveva lavorato con grande capacità) con l’atteggiamento vergognoso delle autorità egiziane sul caso Regeni.
Oggi, con la crisi libica, si registra il fallimento della politica estera dell’Europa. Si badi bene: dell’Europa tutta e non solo dell’Italia. Il nostro Paese, malgrado la non competenza di Di Maio (sul dilettantismo dei 5stelle mi sono già espresso più volte), ha un personale diplomatico di prim’ordine, servizi di intelligence più efficaci di quelli di molti Paesi Occidentali e aziende che operano in modo geniale sulle infrastrutture, sulla componentistica, sui trasporti (come le ferrovie) ecc. che sono partner commerciali interessanti. Ma una vicenda come quella libica richiede un intervento collegiale l’UE senza che si ripeta il tragico errore che è stato fatto quando Francia e GB accelerarono l’intervento militare contro Gheddafi senza ragionare sul dopo con il risultato di una gravissima instabilità militare e democratica (altro che “porto sicuro” come dice in modo disumano qualcuno in Italia!).
Certo Russia e Turchia, non avendo vincoli democratici, possono disporre truppe di guerra con rapidità ed efficacia e oggi sono quelli che danno le carte mentre l’Europa sta a guardare. È un enorme danno: non si coglie il fatto che avere rapporti con i nostri confinanti del Nord Africa è vitale per l’Europa come è vitale per il corpo umano il clima che ci circonda, l’aria che respiriamo, il cibo che mangiamo, l’acqua che beviamo.
L’Europa deve dotarsi di un Ministero degli Esteri.
Abbiamo visto quanto siano importanti gli uomini in certi casi. Senza Mario Draghi e il suo “Whatever it takes” l’Euro non sarebbe riuscito a difendersi quando gli USA hanno scaricato sul mondo (e quindi anche sull’Europa) la crisi dei titoli tossici.
Per quanto riguarda la politica estera, l’Europa ha perso un’occasione storica in passato grazie a Renzi. Questo grand’uomo non ha avuto solo meriti in Italia: l’abolizione dell’art.18, il tentativo di rompere l’equilibrio dei poteri (vero caposaldo della democrazia) con il referendum costituzionale, l’emorragia a sinistra del PD, la scissione, l’aver portato il PD ai minimi storici. La sua abilità si è manifestata anche all’estero quando, potendo l’Italia nominare il Commissario per la Politica Europea, ha preferito, per motivi di consenso interno (rottamare il passato), l’incolore Mogherini a Massimo D’Alema. Peccato: uno statista del suo calibro avrebbe fatto bene non solo all’Italia attuale (in cui perfino l’ineffabile Minniti sembra un gigante) ma all’Europa perché avrebbe avuto l’autorevolezza per dimostrare all’UE la indispensabilità e i vantaggi di una politica europea comune.
di Angelino RIGGIO