IL CORONAVIRUS E L’EUROPA

Non c’è dubbio che quella causata dal covid 19 sia una crisi severa.

Come ci insegnano gli antichi greci, da una crisi si può uscire danneggiati perché la si subisce o migliorati perché se ne colgono gli insegnamenti.

In questi giorni abbiamo assistito ai ridicoli episodi del pullman di italiani bloccato in Francia e del treno fermato dagli austriaci al Brennero. Fanno il paio con i richiami per la chiusura delle frontiere e la fine di Schengen proposte dal nostro Salvini, maestro nel trarre consenso dalla paura.

C’è dell’amara ironia nel fatto che le due regioni, Lombardia e Veneto, che avevano proposto le misure più rigide (la sospensione della frequenza scolastica per i bambini cinesi) oggi siano le più colpite dal coronavirus.

Quelli che oggi chiudono la porta ai sospetti untori, domani possono essere contagiati.

La parola chiave per superare la crisi è responsabilità.

Responsabilità vuol dire avere chiaro che i nostri comportamenti, dei singoli e delle comunità, hanno delle ricadute sui singoli e sulle comunità e quindi è sbagliato lasciarsi andare all’isteria come fare finta che nulla stia accadendo.

Ci sono dei suggerimenti dati dagli scienziati e provvedimenti assunti dai governi per isolare i focolai e per garantire l’equilibrio tra necessità economiche e libertà di movimento.

È evidente che maggiore è la forza di una istituzione, tanto più questa è efficace. La strada per combattere il coronavirus in Europa è esattamente il contrario di quella indicata dagli episodi in Francia e Austria. Non serve chiudersi ma occorre al contrario un maggiore coordinamento.

I trattati europei dicono che la Sanità è materia dei singoli Stati. Ma il virus non conosce frontiere. Sarebbe auspicabile un maggiore sforzo comune a livello mondiale, molto di più di quello che oggi mette in campo l’OMS. In mancanza di questo, noi abbiamo la possibilità di una azione a livello continentale. L’Europa ha strutture sanitarie d’avanguardia, personale medico e paramedico di altissima qualità, scienziati invidiabili, organizzazioni statali senza uguali al mondo: uno sforzo comune produrrebbe risultati eccezionali.

C’è bisogno di più Europa.

Molte cose, dalla crisi economico-finanziaria ai dazi, dall’emergenza profughi a quella libica, dalla sicurezza informatica alla lotta ai paradisi fiscali, dalla salvaguardia del clima al coronavirus ci dicono che l’UE avrebbe bisogno di Ministeri (che oggi non ci sono) dedicati ad affrontare questi temi.

Forse gli Stati nazionali perderebbero alcune prerogative ma i cittadini ne avrebbero enormi vantaggi.

Forse il rafforzamento dei confini potrebbe dare l’impressione di maggiore sicurezza. La vicenda del coronavirus dimostra il contrario.

Lo scambio “sicurezza in cambio di servitù” è perdente per i popoli.

Non occorre meno democrazia ma più democrazia. L’Europa ha una responsabilità nel mondo: essere un bastione per la democrazia. Può assolvere a questa missione, rafforzando la sua integrazione.

di Angelino RIGGIO

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