Non credo che questo racconto sia inopportuno di fronte ai morti, alle persone che soffrono, ad un paese che vive come in guerra.
Una guerra subdola e difficile.
Occorre comunque ritornare a sorridere.
Il sorriso è una medicina straordinaria e persino gratuita, infatti non costa nulla né a chi lo strappa né a chi lo esprime.
Ricominciamo a vedere anche le cose belle ed importanti e a goderne.
“Adda passà ‘a nuttata”, direbbe il nostro grande Eduardo.
La “nuttata” passerà e ricominceremo a vivere e a godere delle cose belle della vita, come poter abbracciare un amico che non si vedeva da tempo.
Davanti casa mia un bambino ha appeso questo suo disegno di fiducia e speranza per noi tutti

di Gianni ZANIRATO
“Questa strana storia del vermetto con la corona”: il virus visto da un cane

Poldo, un Golden Retriever di quattro anni, racconta la vita sconvolta della sua famiglia umana: “Stanno tutti a casa e parlano sempre della stessa cosa. Non si baciano, non si abbracciano e vogliono sempre portarmi al parco”
di MASSIMO RAZZI
Repubblica14 marzo 2020
“Bau! Bau!…”. Non trovo altre parole per raccontarvi le strane cose che accadono in questi giorni.
Non le trovo anche perché sono Poldo, un Golden Retriever di quattro anni e questo è il mio modo più naturale di esprimermi.
Cose strane, abbaiavo, perché i miei umani (quei singolari ma simpatici bipedi che mi sono stati affidati dalla Canina Provvidenza) da qualche settimana hanno comportamenti davvero mai visti prima.
Volete un elenco di queste stranezze? Eccolo: stanno tutti a casa, non vanno a lavorare e parlano sempre della stessa cosa, uno strano vermetto con la corona che chiamano virus e sembra porti una grave malattia.
Ne hanno tutti una paura matta e anche le loro scatole piene di suoni e colori non parlano d’altro mentre prima discorrevano sempre di calcio, Renzi e Salvini, tre argomenti che, fortunatamente, sembrano scomparsi dall’orizzonte.
Ne hanno paura, ma, nello stesso tempo, se lo passano tra di loro con grande facilità.
La questione mi risulta di difficile comprensione: c’è questo vermetto, qualcuno ce l’ha e qualcuno non ce l’ha.
Chi ce l’ha non lo vorrebbe e rischia di morirne, chi non ce l’ha non lo vorrebbe ma può riceverlo dagli altri che possono passarglielo col respiro, la parola, la tosse o semplicemente toccando le mani degli altri.
E’ un bel problema per questi umani del Sud Europa abituati ad abbracciarsi, baciarsi, gridare, agitare le mani.
Un mio amico Schnauzer mi ha detto che i suoi umani svedesi non si toccano quasi mai.
Io preferisco i miei che, però, adesso, indossano misteriose mascherine (se è un gioco, con me non funziona perché li riconosco dall’odore) e descrivono strani balletti per la casa cercando di mantenere una distanza di un metro e mezzo gli uni dagli altri.
I primi giorni pensavo che fosse un nuovo divertimento e mi mettevo in mezzo saltando e abbaiando.
Poi ho capito che non era il caso: davo solo fastidio.
Così si muovono circospetti e attenti quasi senza far rumore, ma, siccome non ci sono abituati, finiscono spesso per sbattere l’uno contro l’altro e, allora si mettono le mani davanti alla faccia, si girano lanciando gridolini di paura.
Tutti, poi, stanno particolarmente attenti a non toccare l’umana più anziana, quella che chiamano “nonna”.
Lei se ne sta seduta in un angolo sulla sua poltroncina, gli altri (che di solito, con lei sono particolarmente affettuosi) si avvicinano il meno possibile e la “nonna” mi sembra un po’ triste.
Così, ogni tanto, le faccio qualche festa in più che lei sembra gradire.
Sì, perché da questa storia del vermetto che passa dall’uno all’altro e fa gravi danni, io sono escluso.
Sembra che su di me non attecchisca, che non possa riceverlo né passarlo. Sembra sia successo una sola volta con un cane in Estremo Oriente, ma dicono che fosse una “fake news”.
Così, mentre loro non possono toccarsi, tutti possono toccare me. Mai ricevute tante coccole come in questi giorni.
Sarà per questo che tutti (l’umano con la barba, l’umana bionda e i due umani più giovani e la “nonna”) sembrano volermi più bene.
Anzi, a differenza di quanto accadeva finora, tutti vogliono portarmi a passeggio.
Prima l’incombenza toccava all’umano con la barba che, ogni tanto, cercava di rifilarla ai due ragazzi (una femmina e un maschio) che facevano di tutto per evitarla.
Adesso no, adesso tutti mi vogliono.
E’ un continuo: “Poldo, usciamo?”, “Poldo, devi fare i tuoi bisogni?”, “Poldo, vuoi fare una passeggiata?”.
Così finisce che si esce anche quattro o cinque volte al giorno.
E la mia capacità di “marcare” il territorio ne risulta molto ridotta.
Ma loro non ci badano e mi fanno avvicinare al solito albero o al solito palo. Io alzo la zampa ma non esce niente.
Gli altri cani mi guardano e ridacchiano…. Figure barbine…
E i miei amici che incontro a villa Ada mi dicono che cose simili succedono anche a casa loro.
Ci sono cani da guardia che non hanno più nulla da fare perché sembra che anche i ladri se ne stiano a casa loro; ci sono dogsitter disoccupati e cani quasi stanchi di coccole e passeggiate.
Ma anche al parco, gli umani devono mantenere le distanze e il balletto ricomincia all’aperto: vecchi amici che si abbracciavano a ogni incontro, adesso si salutano da lontano con la manina; care amiche che non smettevano un attimo di parlare fitto fitto tra loro, adesso si scambiano poche parole con la mano davanti alla faccia; ragazzi che non vedevano l’ora di baciare certe ragazze, adesso le guardano da lontano con occhio lubrico.
Si gioca a pallone restando a un metro e mezzo di distanza, si cammina evitando accuratamente il prossimo, si corre cambiando continuamente traiettoria per evitare di passare troppo vicino agli altri.
Anche lato cibarie ci sono dei vantaggi.
Ieri, i miei quattro umani (nonna esclusa) sono usciti quattro volte per andarmi a comprare scatolette e croccantini.
Risultato: io navigo nell’abbondanza, ma non riesco a capire perché.
Che mi stiano usando?
Non voglio pensarlo e, riabbaio, in futuro potrò raccontare che “ai tempi del vermetto con la corona”, noi cani stavamo meglio.
Potrò, ma se ci penso bene, preferivo prima.
I miei umani sono meglio un po’ sciatti e egoisti come sono sempre stati: un po’ caciaroni e agitati, che si baciano e si abbracciano.
Anche perché, la Canina Provvidenza mi ha assegnato il compito di tenerli a bada e di mettere un po’ d’ordine nelle loro vite esagitate.
Se non escono, non lavorano, non si coccolano e mi portano fuori ogni due per tre, come faccio io a continuare a lamentarmi di loro quando incontro i miei colleghi cani?
Come faccio a sperare di riuscire prima o poi a cambiare questi imprevedibili umani?