Immaginate Ulisse che approda a Itaca dopo venti anni: dieci anni di assedio di Troia e dieci anni a vagare per il mondo allora conosciuto (il Mediterraneo) in balia della sorte e del volere degli dei. Immaginate come vorrebbe precipitarsi alla sua reggia, ad abbracciare la moglie Penelope e il figlio, Telemaco, che ha lasciato ancora in fasce.
Eppure attende.
Approda sull’altro lato dell’isola e cerca il più fedele dei suoi servi, il porcaro Eumeo, per raccogliere informazioni. E nemmeno a lui rivela la sua identità, travestendosi da mendicante e, sempre con questo travestimento, si presenta poi alla reggia.
Odisseo fa tutto questo non certo per mancanza di forza o di coraggio: più avanti Omero ce lo mostra mentre tende l’arco che nessuno riesce a tendere e affronta e uccide il soverchiante numero dei proci. Ulisse agisce con prudenza. Perché vuole essere sicuro di vincere.
La prudenza non è paura. La prudenza è vista lunga.
In un recente articolo ricordavo Tommaso Padoa Schioppa che spesso lamentava nella classe politica italiana (e ahimè nella maggior parte degli italiani) la scarsa vista lunga: la capacità cioè di guardare lontano, di non fermarsi a ragionare sul qui e ora, di sapere apprezzare il sacrificio di oggi per il risultato più solido di domani, di non lasciarsi andare alla fretta ma apprezzare la virtù dell’attesa.
In questi giorni stiamo assistendo al rallentamento della morsa della epidemia in Italia (in molte altre parti del mondo, a partire dagli USA, è in crescita).
Vediamo il traguardo e ci verrebbe voglia di sentirci già arrivati alla meta. Siamo un po’ come Ulisse che scorge da lontano Itaca. Ma, come lui, non dobbiamo avere fretta.
- Se abbiamo avuto dei risultati è perché abbiamo accettato il confinamento sociale, efficacissima misura preventiva, ma estremamente costosa sul piano delle relazioni umane e sociali, dal punto di vista delle nostre libertà e dei nostri diritti: da quello alla mobilità a quello al lavoro a quello allo studio.
- Se la rete sociale è sopravvissuta a questa prova tremenda è grazie al sacrificio di tanti lavoratori dei servizi essenziali (dagli alimentari ai fornitori di servizi: luce, acqua, gas, ecc.), della protezione civile e delle forze dell’ordine.
- Se il numero di morti è in diminuzione è per l’impegno e il sacrificio di molti operatori della sanità (80 morti e 10.000 contagiati, ma è solo la punta dell’iceberg del prezzo pagato e che pagheranno).
Allentare l’attenzione adesso vuol dire sprecare l’impegno profuso e offendere chi si è battuto ed è morto per raggiungere questo primo risultato. Che è appunto solo un primo risultato.
Che nessuno abbia fretta di riaprire le fabbriche se non con la garanzia della massima sicurezza dei lavoratori. Che nessuno abbia fretta di uscire di casa se non è assolutamente necessario.
Lo so: si avvicina la Pasqua e si vorrebbe pranzare con la famiglia espansa o con gli amici. Si avvicina Pasquetta e vorremmo fare il pic nic.
Dobbiamo però dimostrare di essere prudenti come Ulisse, saggi come lo siamo stati accettando l’isolamento sociale (e i risultati si cominciano a vedere) e con la vista lunga come suggeriva T.P. Schioppa per raggiungere il traguardo, ancora lontano, di una sconfitta del virus.
di Angelino Riggio