Due presupposti della politica, la coscienza critica e l’etica della responsabilità, ci insegnano che anche il più semplice gesto della vita quotidiana può avere significato e conseguenze politiche.
Prendiamo il gesto di lavarsi le mani. Lo abbiamo fatto per anni come una consuetudine quasi inconsapevole e oggi scopriamo che, subito dopo il distanziamento sociale, è la principale arma di protezione contro il coronavirus.
Lavarsi le mani con il sapone è stato uno dei più grandi progressi del genere umano.
Questa semplice azione salva milioni di vite ogni anno. Anche se la diamo per scontata è stato solo nell’ottocento che gli scienziati ne hanno scoperto l’importanza. Prima perfino i medici e gli infermieri passavano da un’operazione chirurgica all’altra senza lavarsi le mani.
Se io proteggo me, non divengo un pericolo per gli altri. E viceversa.
Le sale di terapia intensiva sono qualche cosa di estremamente sofisticato con tecnologie avanzate e personale con un altissimo livello professionale. Abbiamo visto però che, senza interrompere il fiume di malati e, ancora più a monte, di contagiati, la terapia intensiva era al collasso e i morti aumentavano a dismisura. Così è partito il lockdown e la situazione è migliorata in modo formidabile.
Abbiamo così verificato nella pratica due cose fondamentali:
- prevenire è meglio che curare
- la prevenzione è un atto sociale che richiede la responsabilità di tutti.
Sembrano concetti scontati, ma non lo sono.
I greci avevano due divinità che presiedevano alla tutela della salute:
Asclepio (o Esculapio) e Igea (sua figlia).
Il primo è il dio dell’arte medica volta a recuperare la salute quando questa è compromessa.
La seconda ha il compito di impedire la perdita della salute.
Da Igea deriva la parola igiene che è il complesso delle azioni collettive e individuali per mantenere la salute. È una cosa fondamentale.
La mortalità per molte malattie infettive è diminuita nel secolo scorso molto prima dell’introduzione dei rimedi terapeutici. Per esempio la curva della TBC è diminuita decenni prima della introduzione del primo farmaco antitubercolare, l’isoniazide. La polmonite era diminuita nettamente dall’inizio del ‘900 mentre i primi antibatterici (i sulfamidici) furono scoperti nel 1935.
Che cosa aveva contribuito a questi risultati?
Il miglioramento delle condizioni ambientali: la aumentata nutrizione, case più sane e meglio riscaldate, possibilità di vestirsi in modo adeguato, disponibilità di acqua, costruzione di fognature, maggiore igiene individuale.
È giusto che noi applichiamo stili di vita individuali più sani. Sempre e non solo nell’epidemia.
È altrettanto giusto che noi rivendichiamo, sempre e non solo nell’epidemia, condizioni di vita decenti, una tutela della salubrità del territorio (aria, acqua, alimenti, suolo) e un sistema sanitario efficiente e non vittima di tagli e corruzione.
di Angelino RIGGIO