KABUL, LA STUDENTESSA: “ORA NASCONDIAMO I DIPLOMI, PER STRADA CI URLANO DI METTERE IL BURQ”. L’APPELLO: “NON ABBANDONARE LE DONNE. ITALIA E UE APRANO CANALI UMANITARI”

Da Il Fatto Quotidiano del 16 agosto 2021

Una ragazza di 24 anni che frequentava l’università ha inviato la sua testimonianza al Guardian: “Sembra di dover bruciare tutto quello che ho realizzato in 24 anni. I guidatori dei mezzi di trasporto pubblico non ci facevano salire per tornare a casa: non volevano prendersi la responsabilità di trasportare una donna”.

Una giornalista ha raccontato che i talebani “costringono le famiglie a consegnare le ragazze per i loro soldati”.

Se non ora quando: “Non fare accordi in cui i diritti delle donne diventino merce di scambio”

“Stamattina le mie sorelle e io abbiamo nascosto le nostre carte di identità, i diplomi e i certificati. È stato devastante. Perché dobbiamo nascondere cose di cui dovremmo essere fiere? Sembra di dover bruciare tutto quello che ho realizzato in 24 anni”.

È la testimonianza inviata al Guardian da una ragazza che fino a ieri studiava all’università di Kabul.

Poi la presa della città da parte dei talebani nella capitale e la resa del governo.

La vita che cambia in un attimo.

“I guidatori dei mezzi di trasporto pubblico non ci facevano salire per tornare a casa: non volevano prendersi la responsabilità di trasportare una donna”.

Intorno, gli uomini che gridano: “Andate a mettervi il burqa“, “Sono i vostri ultimi giorni in giro per le strade“, “Uno di questi sposerò quattro di voi“.

E ancora: “Mia sorella ha lasciato la sua scrivania piangendo: “Sapevo che sarebbe stato il mio ultimo giorno di lavoro”.

Un racconto di terrore, simile a quello di una giovanissima giornalista afghana che pochi giorni fa sempre sul quotidiano britannico raccontava: “Non sono al sicuro perché sono una donna di 22 anni, e so che i Talebani stanno costringendo le famiglie a consegnare le loro figlie e le loro madri per poi darle ai soldati”.

Con l’annuncio che i combattenti islamici intendono proclamare l’Emirato, la sorte delle donne del Paese desta preoccupazione in tutto il mondo.

“Serve un’azione fisica di protezione per le donne afgane che sono a rischio”, chiede Isa Maggi, presidente nazionale di Stati Generali delle donne.

Mentre il movimento femminista per i diritti delle donne “Se non ora quando” ha rivolto un appello al governo e ai parlamentari italiani ed europei affinché si impegnino a garantire la loro tutela prendendo posizioni nette, evitando di “fare accordi in cui i diritti delle donne diventino merce di scambio” e sospendendo “i rimpatri forzati in Paesi dove non sono garantite libertà democratiche”.

E aprendo “canali umanitari per accogliere e dare protezione” a tutte le persone che sentono minacciata la loro sicurezza in Afghanistan.

Chiediamo che le donne afghane non vengano abbandonate alla solitudine e al terrore in un Paese oramai fuori controllo”, è il messaggio lanciato dalla Fondazione Marisa Bellisario, che per anni si è impegnata per i diritti delle donne e di genere in Afghanistan”, dove, ricorda la presidente Lella Golfo, “la componente femminile è da sempre considerata l’anello debole su cui infierire”.

“L’azione è terribile e deve essere immediatamente affrontata” recita invece un comunicato rivolto alle Nazioni Unite e al G20, firmato da Stati generali delle donne, Alleanza delle donne e altri comitati.

“Le azioni violente già in atto da parte dei Talebani sono rivolte soprattutto alle donne”, scrivono gli attivisti, “Kabul è occupata e i Talebani stanno setacciando i quartieri per prendere donne e ragazze“.

L’emergenza umanitaria che riguarda le donne può peggiorare man mano che i Talebani consolidano il potere, soprattutto dopo la nomina di Mujeeb Rahman Ansari ministro degli affari femminili a Herat.

Ansari è un religioso della linea dura e, come un’attivista di spicco delle donne ha detto all’Associated Press, è “fortemente contro i diritti delle donne”.

Ansari è diventato famoso per le decine di cartelloni pubblicitari che ha fatto affiggere in tutta la provincia, stando ai quali le donne devono indossare il velo islamico.

Qorbanali Esmaeli, presidente dell’Associazione culturale afghani in Italia, proprio due giorni fa ha espresso tutta la sua apprensione davanti al fatto che “le donne e le ragazze, sopra i 12 anni, sono considerate bottino di guerra”.

“La maggior parte delle donne e delle ragazze che conosco sono scappate dalla città e stanno cercando un posto più sicuro”, scriveva la giornalista che in forma anonima ha inviato la sua storia al Guardian, ricordando le raccomandazioni del suo direttore: “Mi disse che noi, specialmente le donne, avremmo dovuto nasconderci, e scappare dalla città se potevamo”.


COMMENTO:

La situazione in Afghanistan, nonostante le ”rassicurazioni” di alcuni esponenti dei talebani,  è davvero molto seria.

Dai racconti dei corrispondenti italiani e stranieri, dai messaggi inviati da giovani afghane un nuovo medioevo è alle porte, anzi è già in scena.

Che farà l’ Occidente, il cosiddetto Occidente, adesso?

Si ricorderà di queste donne, di questi bambini e di questi uomini?

Le difenderà a parole e attuerà azioni concrete di accoglienza o si limiterà a vederle morire di fame e di freddo in qualche campo di concentramento?

Per quanto tempo ancora volgeremo lo sguardo altrove, contenti di andare in vacanza o in discoteca?

Ornella Moretti

One comment Add yours
  1. La storia ritorna indietro.
    Chi ne pagherà, come sempre, le spese? I piú poveri e le donne.
    Parlare di emancipazione femminile sarà un reato. Le scuole saranno solo per i maschi.
    Nessun diritto per la donna di scegliere il proprio compagno. Il compagno sarà imposto e magari si troverà in un arem.
    Anni di conquiste sociali sbriciolate in pochi giorni…
    L’occidente guarda il terremoto con troppo distacco e non sa che pesci prendere.
    Una curiosità. Che armi questi talebani usano nelle loro fabbriche? Non le hanno. Sono altri paesi che danno loro le armi (ovviamente, tra questi, non manca l’Italia).
    LEGGETE TUTTI “Pappagalli verdi” di Gino Strada
    Gianni ZANIRATO

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