Nel mio post sulla caduta di Aleppo, dicevo che la Siria può essere considerata come una prova generale di una guerra mondiale.
Questa però non è un futuro inevitabile.
I popoli possono fermarla con il principale contro veleno: la democrazia.
Il primo ingrediente della democrazia è la redistribuzione del reddito.
Questo è sottolineato sull’articolo di fondo della STAMPA di ieri a firma di Andrea Montanino. Mentre suggerisco di riprenderlo e leggerlo su internet, ne riporto alcuni passaggi.
“I due eventi più rilevanti e dirompenti del 2016 – la Brexit e l’elezione di Donald Trump – mostrano al mondo che la storia finora raccontata sui benefici della globalizzazione non basta più. Se la povertà assoluta si è ridotta nei Paesi emergenti durante gli ultimi 30 anni grazie alla globalizzazione, i cittadini dei Paesi occidentali e sviluppati hanno visto i loro redditi crescere a un ritmo inferiore rispetto al passato, in qualche caso calare, mentre le diseguaglianze all’interno delle proprie nazioni sono aumentate …”
Per questo “… hanno preso coscienza di queste tendenze, messo in dubbio i benefici della globalizzazione, e si affidano a populismi abili a conquistare voti, ma la cui capacità di governare questi cambiamenti in modo costruttivo è da verificare …”
A conferma di questo, voglio citare la gestione fallimentare delle città amministrate dai cinque stelle, a partire da Roma. La situazione di Torino appare diversa solo perché la Appendino ha trovato una città ben amministrata, grazie al lavoro di Chiamparino prima e di Fassino poi, sul cui solco doveva solo continuare.
Riprendo l’articolo di Montanini che aggiunge:
“I sessant’anni del Trattano di Roma devono essere il punto di partenza verso un’Unione Europea che prende seriamente in considerazione le istanze dei perdenti della globalizzazione, ad esempio dando forma a politiche sovranazionali per la crescita (leggasi eurobond) o a un bilancio europeo capace di far fronte a choc di breve periodo … Le proposte sul tavolo devono spiegare come il commercio e l’apertura dei mercati, la maggiore integrazione tra nazioni europee, il rispetto rigoroso delle regole di base del mercato del lavoro e una politica di redistribuzione adeguata possono allargare la platea dei beneficiari della globalizzazione.”
La redistribuzione del reddito deve essere al primo posto nella agenda di una sinistra rinnovata.
La redistribuzione del reddito diventa un argomento sempre più urgente, il vero problema però è l’attuale situazione politica che è sempre meno politica ma sempre più caotica e credo non sia facile venirne fuori.
Colgo l’occasione per complimentarmi per questa “coraggiosa” ma utilissima iniziativa.