QUANDO AVVENNE IL PRIMO SCIOPERO DEI LAVORATORI?

Qualcuno si ricorderà dello sciopero dei plebei nell’antica Roma (494 a. C) ma il primo sciopero, documentato, avvenne ben prima, nel XII secolo a.C. cioè 3.200 anni fa in Egitto.

Gli operai di Deir el Medina, nella Valle dei Re, si rifiutarono di lavorare e occuparono il cantiere, dove stavano costruendo una piramide. La storia viene raccontata in un papiro conservato ed esposto al Museo Egizio di Torino (viene chiamato “Lo sciopero del papiro”).

Regna il faraone Ramses III e, nella Valle dei Re, scoppia una forte protesta tra gli operai di Deir el Medina.

Il motivo? Nonostante il duro lavoro di costruzione della tomba del faraone, da tempo non veniva consegnato il cibo contrattato (fino all’epoca del capitalismo moderno il salario era corrisposto in natura: grano, pesci, legumi,ecc.).

L’ Egitto viveva un periodo di crisi e le risorse scarseggiavano e chi ne pagava le spese erano, innanzitutto, i lavoratori (come oggi). Gli operai decisero una nuova forma di protesta: lo sciopero e l’occupazione del cantiere. Nonostante gli interventi delle autorità non ci fu niente da fare e la protesta continuò.
I lavoratori urlavano “Abbiamo fame”! E se siamo arrivati a tanto, è per colpa della fame e della sete. Scrivete al faraone, al nostro buon signore, riguardo a queste cose e scrivete al visir, il nostro superiore, perché ci siano date le razioni …”.
Il braccio di ferro durò per giorni, sino a quando Ramses III, dietro l’intervento del visir, si convinse ad accogliere in buona parte le richieste degli scioperanti.

Gli operai, così, ripresero a lavorare dopo diversi giorni di sciopero e terminarono solo quando il dovuto fu interamente consegnato. Da quel momento furono creati nuovi organi di controllo per assicurare la paga degli operai e per la prima volta, alcuni di loro ebbero l’incarico di controllare e distribuire le razioni. 

I fatti furono annotati con scrupolo da uno scriba su di un papiro oggi esposto al Museo Egizio di Torino.

Qualcuno si sarà chiesto il perché non intervenne la polizia (c’era anche ai quei tempi); non ci fu alcun intervento repressivo,penso, perché quei lavoratori erano operai specializzati e non si potevano trovare con facilità altri lavoratori con quelle caratteristiche. Esistevano gli schiavi, ma anche abili e insostituibili artigiani.

Ma stavano così male i lavoratori egizi?

Gli addetti alle necropoli reali – artigiani altamente specializzati che annoveravano cavatori, tagliapietre, scultori, pittori, architetti, ingegneri, scribi – avevano un trattamento d’indubbio favore. Quelli che lavoravano nella Valle dei Re erano alloggiati nel villaggio di Sed-Maat, un microcosmo fornito di tutti i servizi, dalle scuole al tribunale, all’assistenza medica. Sappiamo che lavoravano a decadi, con tre giorni di riposo per ognuna, otto ore al giorno per un totale di 168 ore al mese: lo stesso di un operaio di oggi. Non avevano ferie, ma le festività religiose e civili erano numerose; potevano assentarsi dal lavoro per motivi di salute o di famiglia (lutti, ma anche per prepararsi la birra). Il salario, non esistendo la moneta come la intendiamo oggi, era corrisposto in natura, in misura diversa secondo le funzioni, in grano, orzo, verdure, carne, tessuti e unguenti. 


di Gianni ZANIRATO

P.S. Il mio articolo vuole anche essere un invito a rivedere il Museo Egizio, una delle meraviglie di Torino

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