CALCIO DA AMARE

Non parlerò della partita della Nazionale con la Svezia.

Personalmente non l’ho vista. Ero al Centro Grosa dove il Coro Haendel di Trofarello ha fatto uno stupendo concerto a favore della raccolta fondi per “Il Cammello”: la libreria è in difficoltà economica, complice la crisi e la scarsa attitudine alla lettura degli italiani (siamo quasi ultimi in Europa, come per la lettura di quotidiani, per numero di laureati e per capacità di ripresa economica: e a ben vedere, queste cose sono tra loro collegate).

Comunque, a sentire mio figlio, non vedendo Svezia-Italia mi sono evitato novanta minuti di sofferenza e di pessimo spettacolo.

Ho detto però che non parlerò della Nazionale, anche se parlerò di calcio, un calcio speciale.

La storia è andata così. Ho incontrato un vecchio conoscente, un informatico, che mi ha raccontato di avere allenato circa 30 anni fa una squadra di calcio. Di ciechi.

Ciechi?”

“Sì, ciechi. Metti dentro la palla dei sonagli, metti degli addetti a bordo campo che con altri sonagli delimitano i bordi del campo e vedrai che gioco! Ho organizzato partite vedenti-non vedenti.”

Ho confessato la mia ignoranza. Da quando allenava il mio amico questa disciplina si è diffusa. Oggi ci sono regolari partite di ciechi a livello nazionale e il calcio a 5 di questa categoria è una disciplina paralimpica detta “calcio a 5-un-lato”. I giocatori non vedenti devono, per regolamento, essere bendati con tampone oculare e mascherina, per impedire vantaggi tra giocatori che percepiscono luci e ombre rispetto a chi non percepisce neppure la luce. L’unico che non deve indossare la mascherina è il portiere insieme all’allenatore e il cosiddetto guida all’attacco: perché essi hanno il compito di coordinare i tre reparti: difesa, centrocampo e attacco.

E’ una storia bellissima.

Innanzitutto perché questi atleti ci danno una grande lezione di vita: sapere rialzarsi quando si cade e affrontare le sfide più difficili malgrado le difficoltà.

Sono molto contento che la parola handicappato sia sta sostituita da diversamente abile. Non tanto perché questa era diventata una offesa degli ignoranti tifosi allo stadio ma perché la seconda è più precisa. Come diceva Einstein: “Tutti sono dei geni, ma se valuti l’intelligenza di un pesce dalla sua capacità di scalare una montagna, lo riterrai uno stupido.” E’ una lezione anche di rispetto nei confronti di chi è diverso da noi (per sesso, nazione, religione, colore della pelle, opinione politica, caratteristiche fisiche, condizioni economiche e sociali, ecc.).

C’è poi un secondo aspetto che voglio sottolineare: l’impegno volontario del mio amico. Certe volte penso che l’Italia vada avanti grazie a persone come lui.

Ecco io penso che se si vuole rifondare la politica, se si vuole costruire un progetto a sinistra bisogna ripartire da queste cose: gli ideali di uguaglianza, l’impegno a superare le difficoltà, la lotta alla semplificazione tipica degli ignoranti, la generosità del volontariato.

di Angelino RIGGIO

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