Il termine inglese “fake news“, in Italiano notizia falsa o bufala, indica articoli redatti con informazioni inventate, ingannevoli o distorte, resi pubblici nel deliberato intento di disinformare.
Si tratta di un’arma non da poco se si pensa che, grazie al loro uso, Vladimir Putin ha favorito l’elezione alla Casa Bianca del suo amico Trump e ha influenzato in modo determinante il risultato del referendum sulla Brexit in Gran Bretagna.
Le fake news (allora non si chiamavano così) non sono una novità nella storia e sono state utilizzate largamente per accreditarsi meriti non reali o, più spesso, per colpire e annientare gli avversari politici.
Le fake news (allora non si chiamavano così) non sono una novità nella storia e sono state utilizzate largamente per accreditarsi meriti non reali o, più spesso, per colpire e annientare gli avversari politici.
Andando indietro nel tempo ad esempio ricordiamo la battaglia di Qadesh di Ramses contro gli Ittiti che fu propagandata dagli Egiziani come una grande vittoria mentre la Storia dice tutt’altro.
Vittime di fake news furono a lungo gli ebrei accusati di deicidio, di avvelenare i pozzi, di rapire o mangiare i bambini. Il 1492 viene ricordato come l’anno della scoperta dell’America. Fu l’anno anche di una delle peggiori infamie della storia: 600.000 ebrei furono cacciati dalla Spagna (che allora contava solo sei milioni di abitanti) per derubarli dei loro averi.
Quasi le medesime accuse vennero rivolte a circa200.000 donne che furono bruciate sul rogo tra il quindicesimo e il diciassettesimo secolo da cattolici e protestanti allo scopo di scaricare su di esse i mali del mondo (guerre, peste e carestia) e intimidire gli uomini di scienza che mettevano in discussione la verità che doveva essere proprietà esclusiva dei loro custodi.
A proposito di sapere, questo era inquinato dalla presenza di imbroglioni che vantavano conoscenze, esperienze e poteri eccezionali. La diffusione della stampa a caratteri mobili permise di passare da poche migliaia di libri nel mondo ad alcuni milioni nel giro di due secoli. Come dicevano i latini: verba volant, scripta manent (le parole volano, ciò che è scritto resta). Fermare i concetti su carta permise di creare una prova indiscutibile su quello che era stato detto, di farlo conoscere dappertutto, di standardizzarlo (costruire un comune punto di riferimento: il metro, la scala della temperatura, la longitudine, ecc.), di poterlo confrontare con altri pensieri o opinioni e soprattutto di verificarlo alla prova dei fatti. Il metodo sperimentale, introdotto da Galileo, è la base della scienza ma anche del pensiero moderno.
Ecco. Gli antidoti contro le fake news sono questi due: la conoscenza e la verifica nei fatti.
Questi due strumenti sono a rischio per due motivi.
- Quando le comunicazioni erano difficili un dotto sapeva che il suo scritto sarebbe giunto al corrispondente in giorni, settimane o mesi. Per questo si preoccupava di scrivere in modo completo, documentato e argomentato. A sua volta, chi riceveva lo scritto faceva altrettanto. Oggi le comunicazioni sono estremamente rapide e il livello di riflessione è diminuito in proporzione. Gli strumenti di comunicazione sono sempre più semplificati: twitter prevede messaggi di soli 140 caratteri. Adesso sono stati raddoppiati ma sicuramente non si tratta di scritti completi, documentati o argomentati. Per la loro brevità si prestano più alla propaganda (come ha fatto Ramses con Qadesh) o all’insulto per distruggere l’avversario (come è stato fatto con gli ebrei). Non a caso twitter è prediletto da Trump.
- La verifica dei fatti, d’altra parte, comporta un livello di conoscenza che non è a portata di mano per la maggioranza. Sia perché riguarda promesse (un milione di posti di lavoro) che riguardano il futuro. Sia perché riguardano il passato: la velocità della vita e gli strumenti mediali sono nemici della memoria (con lo smatphone mi informo in un momento e dimentico in un attimo). Sia perché si tratta di questioni complesse e giornali e talk show (spesso trasformati in ring) non bastano a capire.
L’antidoto è la costruzione di una coscienza critica diffusa, cosa che, in democrazia, dovrebbe essere compito dei partiti, e soprattutto della sinistra. Naturalmente non si può immaginare che tutti divengano esperti e laureati. E’ indispensabile però che le forze politiche non si basino più sulle tessere ma sui militanti, opinion leaders esperti che testimoniano la loro affidabilità grazie a ideali, impegno, generosità, cultura.
Per questo abbiamo costruito la scuola di formazione politica che è giunta al suo decimo anno di vita e piazzadivittorio ne è il giornale.
Colgo l’occasione per invitare alla terza lezione del corso di quest’anno (Rivoluzioni) che sarà tenuta venerdì 1° Dicembre 2017 alle ore 21 da Gianni Zanirato.
di Angelino RIGGIO
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