Quando il voto è in francising e contro l’altro

Il 4 marzo 2018 le donne e gli uomini italiani sono stati chiamati a votare per il rinnovo del parlamento. La novità, se novità la vogliamo chiamare, è nelle forze in campo che da un bipartitismo si è trasformato in un tripartitismo più, bisogna ammetterlo, formazioni che rappresentavano destra e sinistra estrema. Non vince nessuno, anche se tutti gridano alla vittoria, e quello che emerge è una divisione dell’Italia in due “categorie sociali” e geografiche che si rifanno a due formazioni politiche che hanno raggiunto un considerevole risultato elettorale. Queste due formazioni, la Lega in – coalizione con Forza Italia, Fratelli d’Italia e Noi per l’Italia, e il Movimento 5 Stelle, rappresentano un tipo di comunicazione e pubblicità politica differente e geograficamente contrapposta. Il Movimento 5 Stelle vince in tutto il Sud. Principalmente con una proposta di reddito di cittadinanza, elaborazione grillina del reddito minino normato dalla legge 328 del 2000, attraverso l’esposizione di una “merce” ideologica frutto di una politica in francising, ovvero di una “cessione” del marchio a 5 stelle a candidati anonimi sul territorio e sconosciuti dalle comunità, ma fascinati e affascinati dal brand dell’antipolitica. Un ‘idea di provvedimento molto lontano da un supporto al reddito di tipo tedesco, il reddito di cittadinanza appunto. L’altro cosiddetto vincitore, Matteo Salvini leader della Lega, vince in quasi tutto il Nord con il taglio dell’aliquota fiscale, che privilegia solo i ricchi; con la paura verso il diverso, quasi sempre migrante; con la retorica, tutta statunitense, della difesa armata e preventiva. Hanno, entrambi i gruppi con diverse maggioranze relative, e non una maggioranza sociale, di consenso e, tanto meno culturale, un punto di raccordo: sono di forma mutevole. Mi spiego meglio: seguendo nelle loro invettive le tendenze della rete e, principalmente, dei social network come Twitter e Facebook e, come spesso capita ai movimenti politici, raccontano alle persone quello che vogliono sentirsi dire. Possiamo notare, infatti, che le tematiche usate sono, etologicamente, dirette ai nervi scoperti degli individui e sostanzialmente diretti verso la capacità umana di difendere il territorio, la prole e le fonti di nutrimento. Questi tre argomenti, portati al limite delle argomentazioni divengono, a lungo andare, mezzi di persuasione di massa. Una massa, che nella sua stesura informe, segue un’idea senza chiedersi perché. Antonio Gramsci ha detto: “il vecchio mondo sta morendo. Quello nuovo tarda a comparire. E in questo chiaroscuro nascono i mostri” e, questi mostri, non sono esseri con cui si può condividere un’idea, una relazione o una possibilità di confronto; essi sono banali, pericolosi e ortodossi nelle loro scelte; sono settari e corporativi; infine come non essere d’accordo con l’intellettuale Slavoj Žižek quando nel suo illuminante saggio: la violenza invisibile, sostiene che la nostra libertà, in questo caso la libertà di voto, è un semplice e, ormai, depotenziato atto formale di consenso e simbolo della nostra oppressione e del nostro sfruttamento.

di Mario PESCE

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