PERCHE’ LO SPREAD VOLA

Lo spread (il differenziale dell’interesse tra i titoli di Stato dell’Italia rispetto a quelli tedeschi) ha superato in questi giorni quota 300.

Non si tratta, come dicono i dietrologi, di un complotto della finanza internazionale.

Il motivo lo spiega bene un articolo di Federico Fubini.

Riportiamo ampi stralci dall’articolo che vi invitiamo a leggere per intero sul Corriere della Sera del 30/05/2018 e che ha per titolo ORA UN IMPEGNO

 

Non ci sono spiegazioni economiche o finanziarie per quello che sta accadendo all’Italia in questi giorni. Per la prima volta in un decennio, il debito pubblico ha iniziato a scendere rispetto alle dimensioni dell’economia. Dal 2013 la spesa corrente dello Stato è stata tagliata di quasi il 3% del Pil e il surplus di bilancio, prima di pagare gli interessi, resta tra i più alti d’Europa. Anche nell’economia reale il quadro si presenta migliore di quanto non sia stato per molto tempo.

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Eppure siamo qua, improvvisamente di nuovo nella morsa di un terribile panico finanziario. Ieri mattina nel mondo non c’erano quasi compratori per i titoli del debito italiano: in meno di due ore il crollo dei prezzi è stato più violento di qualunque episodio mai visto durante la drammatica crisi di qualche anno fa.

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Come è stato possibile?

La spiegazione stavolta è puramente politica. È stata mandata in pezzi, solo in Italia e ad opera di italiani, la garanzia fondamentale che aveva tenuto insieme il sistema per sei anni: il “whateverittakes”, la certezza creata dalla Banca Centrale Europea di Mario Draghi che l’euro è irrevocabile. Che c’è oggi, ci sarà domani, non si tocca e non si toccherà.

Gli investitori sui titoli emessi in questo Paese – poco importa se essi stessi italiani o stranieri – non sanno più se quella sicurezza vale anche per l’Italia. Non sanno se chi governerà sia determinato a far propria quella promessa e a onorare fino in fondo il debito secondo gli impegni. E poiché dubitano, si tengono alla larga: vendono Italia quando possono, e comunque evitano di comprare perché non intendono trovarsi esposti su un Paese che domani potrebbe rimborsarli in una moneta profondamente svalutata.

L’improvviso isolamento finanziario nasce da qui e non è difficile capire perché.

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(Per dare corso alle esagerate promesse elettorali Lega e 5stelle) avevano concepito l’idea di una uscita dall’euro e di un default (inadempienza) verso la Banca d’Italia per 250 miliardi. Anche la proposta dei cosiddetti mini-Bot, titoli di Stato di piccolissimo taglio utilizzabili come banconote, è stata vista come il varo di una moneta parallela. Infine l’insistenza per nominare ministro dell’Economia un anziano teorico del default di Stato e dell’uscita dall’euro (da perseguire con piano segreto) ha solo minato le residue certezze.

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Questa storia deve finire. Da stamani le forze politiche – tutte – devono due impegni precisi ma solenni: l’euro è irrevocabilmente la moneta dell’Italia e il debito sarà onorato. Prendete quell’impegno. Prendetelo per i vostri elettori che hanno imprese, posti di lavoro, figli da crescere. Prendetelo per i cittadini che hanno risparmiato tutta la vita e vedono in pericolo il frutto della loro fatica, e per i giovani disoccupati che non vogliono trovarsi tagliati fuori dall’Europa.

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