Quando ero al liceo, il programma di storia si arrestava alla Prima Guerra Mondiale. Pochi cenni, ma nulla più, sulla Seconda Guerra Mondiale e praticamente nessuno sul Fascismo: troppo recenti i fatti per raccontare in modo obiettivo e non rischiare di creare contrapposizioni, si diceva. Bisognò aspettare a lungo per testi con la foto di personaggi quasi attuali come Kennedy e Kruscev. La comparsa dei quotidiani a scuola (si fa ancora?) avvenne solo negli anni ’80.
Come ho già scritto in un’altra nota, io però ho avuto la fortuna di avere un ottimo professore di storia e filosofia. Salvatore Massimo Ganci ci parlò del periodo mussoliniano: delle squadracce fasciste, delle violenze, delle intimidazioni, dell’olio di ricino, del delitto Matteotti, dell’aula del Parlamento che sarebbe diventata il “bivacco dei manipoli fascisti”, della messa fuori legge dei partiti d’opposizione, del confino degli oppositori, del carcere a Gramsci e agli antifascisti che non riuscirono a fuggire oltralpe, dei professori universitari costretti a scegliere tra la tessera al partito fascista e la cattedra, della corruzione dilagante e del clientelismo che partivano dai gerarchi fino all’ultimo podestà, delle infamie della avventura coloniale in Etiopia, delle leggi razziali, dell’alleanza con Hitler, dei vagoni piombati che portavano gli ebrei italiani ai forni crematori nazisti, del cinismo dell’entrata in guerra (“ho bisogno di qualche migliaio di morti per sedermi al tavolo della vittoria”), delle torture dell’OVRA contro i partigiani, della irresponsabile avventura contro la Grecia, della fuga con l’oro delle fedi nuziali degli italiani (“oro alla patria”)… Scusate se ho dimenticato qualcosa. Per chi volesse avere un dettaglio più completo suggerisco un libro agile dal titolo eloquente: Mussolini ha fatto anche cose buone: le idiozie che continuano a circolare sul fascismo. L’ometto e i suoi seguaci che fanno circolare queste idiozie tutti lo conoscono.
Anche la mia professoressa di italiano ci parlò del fascismo, ma da umanista. Marianna Martorana ci raccontò un episodio personale.
“Quando sentimmo alla radio che Mussolini aveva dichiarato l’entrata in guerra, io e i miei numerosi fratelli ci mettemmo a ballare per la gioia: lo ricordo con orrore.”
Senza nulla togliere al mio professore di storia, quelle poche parole colsero l’essenza.
Di tutte le cose che fece il fascismo, la più mostruosa fu il furto della coscienza critica.
Il fascismo è infatti totalitarismo, e in questo Mussolini fu caposcuola a livello mondiale, cioè controllo totale della vita delle persone, fino nel proprio intimo.
La lotta contro il fascismo è soprattutto lotta per garantire la propria coscienza critica e, in questo senso, è sempre attuale.
Coscienza critica vuol dire consapevolezza (che deriva dalla conoscenza di sé e del contesto spazio-temporale in cui si vive) critica (cioè con autonomia di giudizio e di interpretazione della realtà e dei suoi accadimenti).
La Scuola di Formazione Politica e piazzadivittorio sono nati per favorire la coscienza critica che non è insidiata non solo dai metodi brutali del fascismo (sempre in agguato) ma da innumerevoli strumenti di manipolazioni di massa.
di Angelino RIGGIO