Quando vide l’incredibile successo dei nazisti con la blitzkrieg (la guerra lampo) contro i francesi, Mussolini decise di entrare in guerra. Ai gerarchi che avevano consigliato prudenza, rispose: “Ho bisogno di qualche migliaio di morti per sedermi al tavolo dei vincitori.”
Chi conosce la storia sa come andò a finire. Ma non è questo che mi preme sottolineare.
Voglio mettere in evidenza il cinismo della borghesia più retriva e della Destra che la rappresenta sul prezzo da pagare per le loro scelte (più esattamente, da far pagare agli altri, della serie: armiamoci e partite).
È lo stesso cinismo messo in campo da irresponsabili governanti di Destra.
- Boris Johnson aveva intenzione di non chiudere nulla di fronte al coronavirus: oggi l’Inghilterra è il Paese europeo con il maggior numero di morti e di contagi rispetto al numero di abitanti.
- Donald Trump era stato avvisato già a gennaio dell’arrivo della pandemia dalla CIA. Un Paese ricco e potente avrebbe potuto attrezzarsi con mascherine, tamponi, materiale e personale sanitario imparando dalla triste esperienza dell’Italia, colpita per prima tra i Paesi Occidentali. Non ha fatto nulla e oggi gli Stati Uniti sono il primo Paese al mondo per morti e contagi da covid-19: rispettivamente 60.000 e un milione.
Perché lo hanno fatto?
Non certo per ignoranza o stupidità. Non ho mai accettato le versioni da macchietta che dipingevano Mussolini come uno sciocco e Hitler come un pazzo.
Lo hanno fatto per scelta, una scelta ragionata.
Johnson, Trump e tutti i loro seguaci fino al nostro minuscolo Salvini, sapevano che ci sarebbero stati dei morti ma il lockdown avrebbe comportato, dal loro punto di vista, un danno maggiore: il blocco dell’economia e quindi dei profitti.
C’è questo dietro la polemica per accelerare la riapertura al di là delle necessità di prudenza e vigilanza suggeriti dalla comunità scientifica. È evidente che, maggiore è il numero di persone al lavoro e in movimento, maggiori saranno morti e contagi. Se non bastavano i numeri dei morti tra i medici e 10.000 contagiati tra il personale sanitario, c’è una indagine dell’INPS che dimostra che tra i lavoratori dei servizi essenziali che hanno continuato a lavorare c’è stato un indice di contagio superiore del 25% della media: c’è da tenere presente che nell’altro 75% c’è un gran numero di contagi intrafamiliari che, a loro volta, derivano da chi lavora.
Tutte queste cose Boris Johnson, Donald Trump e il minuscolo Salvini le sanno e le sapevano: ma un certo numero di morti è un prezzo accettabile per tenere profitti e quote di mercato (e di consenso).
Non lo dicono, ma è questa la logica. È il modo di produzione capitalistico che lo impone. Ci sono morti che, anche in periodi di normalità, sono considerate “accettabili”:
- i 40.000 morti all’anno per l’uso di armi da fuoco negli USA
- i 1.500 morti per incidentali stradali in Italia
- i 1.000 morti per incidenti sul lavoro
- il numero enorme ma mai indagato per inquinamenti ambientali.
Questi numeri sono inoltre la punta dell’iceberg di invalidità, malattie croniche, disturbi psichici. Ma la macchina dell’economia non si può fermare. La fine ingloriosa di Mussolini, Trump, Johnson non insegna nulla: la macchina capitalistica macina ogni cosa.
Attenzione, l’esperienza della crisi del ’29 ci insegna che a questa guerra contro il virus seguirà una pesante recessione con disoccupazione, bassi salari, ricatti sul posto di lavoro dove gli operai saranno spesso costretti a vendere anche la loro salute oltre che le proprie braccia.
Bisogna che i sindacati e i partiti democratici organizzino sin da ora la tutela dei lavoratori. Una tutela non solo economica ma anche soggettiva perché, in assenza di una forte coscienza di classe, le persone più povere possono diventare massa di manovra per disastrose avventure autoritarie come è successo in Italia con il Fascismo dopo la Prima Guerra Mondiale e in Germania con il Nazismo dopo il crollo finanziario del 1929.
La posta in gioco è altissima e dobbiamo essere forti e tenaci.
Viva il Primo Maggio! Viva la tutela dei lavoratori!
di Angelino RIGGIO