Dopo aver fotografato perfettamente la realtà nella sua canzone del ’65, una realtà cruda, drammatica, terribile, Guccini pensa che l’allora generazione giovanile, “quella dei mitici anni ‘60”, la nostra (oggi ho 70 anni), avrebbe fatto una rivoluzione senza armi che avrebbe rimesso le cose a posto.
Purtroppo però le cose non sono andate come sperava e come faceva giustamente sperare anche a noi.
Stamani alla radio hanno passato “Dio è morto”, scritta da Francesco Guccini nel 1965 (avevo 14 anni), ma portata al grande successo dai Nomadi di Augusto Deolio nel 1967.
La canzone, messa immediatamente al bando dai media dell’epoca e “scomunicata” dalla Chiesa di Paolo VI, ma trasmessa poi da Radio Vaticana, cominciava così:
“Ho visto,
La gente della mia età andare via,
Lungo le strade che non portano mai a niente,
cercare il sogno che conduce alla pazzia,
nella ricerca di qualcosa che non trovano,
nel mondo che hanno già, dentro alle notti che dal vino son bagnate,
dentro alle stanze da pastiglie trasformate,
lungo le nuvole di fumo del mondo fatto di città,
essere contro ad ingoiare la nostra stanca civiltà.
E’ un Dio che è morto,
ai bordi delle strade, Dio è morto,
nelle auto prese a rate, Dio è morto,
nei miti dell’ estate.
Dio è morto”.
L’autore si era ispirato ad Allen Ginsberg (1926-1997), scrittore e poeta della cosiddetta “Beat Generation” (anche lui era stato messo al bando), che dopo un lungo e drammatico viaggio attraverso gli Stati Uniti fatto con la madre, aveva scritto così nel 1955, nel suo poema dal titolo “Urlo”:
“Ho visto le menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate, nude, isteriche. Il trascinarsi per strade di neri all’alba in cerca di droga rabbiosa, hipsters (appassionati di jazz nero) dal capo d’angelo ardenti per l’antico contatto celeste, con la dinamo stellata nel macchinario della notte”.
Il testo di Guccini parla dunque di un Dio che è morto nella droga, nell’alcolismo, nella “cementificazione” delle città, con quartieri sempre più anonimi e disumani, in mano all’abuso ed alla violenza.
Di una civiltà oramai stanca, nella quale o si combatte o si subisce, senza vie di uscita.
E’ un Dio che è morto ai bordi delle strade, dove sono costretti a vivere e a morire i relitti umani, gli scarti di questa oramai stanca civiltà.
Un Dio che è morto nel consumismo sfrenato che toglie risorse alle persone e le porta all’esclusione.
Un Dio che è morto sulle spiagge affollate, mentre tutto intorno c’è sofferenza e degrado.
E’ un Dio che è morto. E proseguiva così:
“Mi han detto,
che questa mia generazione ormai non crede,
in ciò che spesso han mascherato con la fede,
nei miti eterni della patria o dell’ eroe,
perchè è venuto ormai il momento di negare
tutto ciò che è falsità, le fedi fatte di abitudine e paura,
una politica che è solo far carriera,
il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto,
l’ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto.
E’ un Dio che è morto,
nei campi di sterminio ,Dio è morto,
coi miti della razza, Dio è morto
con gli odi di partito.
Dio è morto”.
In questo sfascio sociale, ci dice Guccini, è oramai inevitabile che non si creda più a tutto ciò che si spaccia con i termini “Fede”, “Patria” ed “Eroi”, valori sacri resi però irreversibilmente blasfemi dai comportamenti corrotti delle cosiddette Istituzioni.
E’ quindi arrivato il momento di ribellarsi contro le falsità, contro le fedi che sopravvivono solo a causa o della abitudine o della paura e contro la politica fatta esclusivamente per ottenere obiettivi e prebende personali e non per il bene comune.
E’ un Dio che è morto, ucciso dal perbenismo interessato, dalla dignità svuotata e quindi violentata, dall’ipocrisia dei prepotenti che vogliono sempre avere ragione.
E’ un Dio che è stato ucciso nei campi di sterminio (sotto ogni bandiera), dal razzismo ancora imperante, dagli odi di partito.
E’ un Dio che è morto.
Guccini quindi, senza saperlo, nel 1965 fa una fotografia “profetica” molto nitida dei giorni nostri, esatto, dei giorni nostri, nei quali tutti i mefitici motivi della morte di Dio non solo sono ancora tutti perfettamente operativi, bensì sono andati molto peggiorando con l’andare dei decenni e fino a noi.
E questo soprattutto se si tiene conto della sensibilizzazione che avremmo dovuto avere oggi, a seguito delle tremende esperienze che abbiamo avuto e che abbiamo ancora oggi, tutti i giorni, sotto gli occhi.
Ma dopo questa drammatica ma veritiera visione, Guccini pensa che l’allora generazione giovanile, “quella dei mitici anni ‘60”, la nostra (oggi ho 70 anni), avrebbe fatto una rivoluzione senza armi che avrebbe rimesso le cose a posto.
“Ma penso,
che questa mia generazione è preparata,
a un mondo nuovo e a una speranza appena nata,
ad un futuro che ha già in mano,
a una rivolta senza armi”.
Dice quindi Guccini: se Dio è morto in quelle nefandezze, risorgerà con noi in tempi brevi e come la resurrezione di Gesù di Nazareth, porterà moralità, pace e giustizia sociale, anche se “in verità” la morte di Gesù non ha portato tutto ciò, non vi è stato l’avvento dell’Era Messianica, così come profetizzato dalla Torah (la Bibbia) che lo stesso Gesù andava insegnando.
“Perchè noi tutti ormai sappiamo
che se Dio muore è per tre giorni e poi risorge,
in ciò che noi crediamo Dio è risorto,
in ciò che noi vogliamo Dio è risorto,
nel mondo che faremo Dio è risorto
Dio è risorto”.
Purtroppo però le cose, caro Francesco Guccini, non sono andate come tu speravi e come facevi giustamente sperare anche a noi.
La nostra “generazione” infatti, sulla quale tanto contavamo per cambiare il mondo, ha invece cambiato noi.
Una volta arrivati al potere infatti, siamo riusciti a fare nefandezze altrettanto spietate, se non peggiori, di quelle fatte in passato.
Ed i segni di tutto ciò sono giornalmente davanti a noi.
Basti pensare che nel mondo ci sono circa 1 miliardo di persone sottonutrite e che circa ¼ della popolazione mondiale deve far fronte ad un’estrema carenza d’acqua.
E nonostante ciò facciamo ugualmente tutti finta di non vedere.
Esattamente come fanno finta tutti di non vedere, nel cosiddetto “civile Trentino”, il modo totalmente inaccettabile, quindi incivile e disumano, con il quale vengono trattati sistematicamente i “senzatetto”, nonostante i tanti reiterati appelli da più parti indirizzati:
-alla Curia di Trento: Arcivescovo Tisi e Don Cristiano Bettega,
-alla Provincia Autonoma di Trento: Presidente Fugatti ed Assessora Segnana,
-all Comune di Trento: Sindaco Ianeselli ed Assessora Maule,
-al Comune di Rovereto: Sindaco Valduga ed Assessore Previdi
-al Decano di Rovereto Don Ivan Maffeis.
“Mal comune mezzo gaudio”, direte voi?
Assolutamente no!
E’ che avevi proprio ragione tu Francesco Guccini, nella prima parte della tua bellissima canzone: è davvero un Dio che è morto!
COMMENTO:
Mi piacerebbe tanto che qualcuno della “mia generazione” ma anche di quelle prima e dei giovani di adesso esprimessero il loro pensiero su quest’ intramontabile canzone.
Personalmente mi sono trovato a combattere con la generazione di Guccini, ma c’ero e ci sono oggi con i ragazzi di Greta e con le Sardine.
Grazie a tutti coloro che esprimeranno il loro pensiero.
Grazie
Gianni ZANIRATO