Ho appena finito di leggere “Cecità” di Josè Saramago. Bellissimo.

Josè Saramago, portoghese, comunista mai pentito (la coerenza esiste!), è stato narratore, poeta, drammaturgo e giornalista.
Ha vinto il premio Nobel per la letteratura per le sue opere tra cui spiccano “L’assedio di Lisbona”, “Il vangelo secondo Gesù” e, appunto, “Cecità”.
Riporto dalla quarta di copertina:
“In un tempo e in un luogo non precisati, all’improvviso l’intera popolazione perde la vista per un’inspiegabile epidemia. Le reazioni individuali, umane e sociali sono devastanti. La cecità cancella ogni pietà e fa precipitare nella barbarie, scatenando un brutale istinto di sopravvivenza. È una grande metafora di un’umanità bestiale e feroce, incapace di vedere e distinguere le cose razionalmente, artefice di abbrutimento, crudeltà e sopraffazione in una guerra di tutti contro tutti.”
È lo spettacolo che abbiamo visto in questi giorni per l’elezione del Presidente della Repubblica.
Mentre sul nostro Paese incombono emergenze epocali (la pandemia, la carenza energetica, l’inflazione, la necessità di usare in modo strategico il recovery fund, i venti di guerra in Ucraina, ecc.) si è giocata una indecente partita di tutti contro tutti.
Campione di questo è stato Salvini che, invece di cercare con tutti un nome condiviso, ha praticato la politica più miserabile che ci sia: non rispettare la parola data e fare lo sgambetto ai propri compagni di strada (nel suo caso: Berlusconi e Meloni).
Ha imparato bene da Renzi (vi ricordate lo “stai sereno, Letta”?), ma il “tutti contro tutti” non ha risparmiato nessuno, chi più chi meno.
A questa cecità politica si è arrivati perché i partiti hanno rinunciato al loro ruolo: non rappresentano più gli interessi dei vari strati sociali ma solo le opinioni.
In queste condizioni, vince chi rappresenta l’opinione media e chi sa influenzarla.
Il massimo (e, a suo modo geniale) esponente di questa strategia è stato Silvio Berlusconi.
Per fortuna l’Italia è riuscita a scansare la peggiore delle umiliazioni: avere come garante dell’interesse pubblico (il Presidente della Repubblica) l’autore di infami leggi “ad personam” (per tacere di tutto il resto).
Non mi stancherò mai di ricordare le parole di Enrico Berlinguer nell’intervista a Scalfaro del 1981, che comincia così: “I partiti non fanno più politica… I partiti hanno degenerato e questa è l’origine dei malanni d’Italia.”
Non è una esagerazione questa ultima affermazione.
Chi fa politica deve avere consapevolezza della responsabilità che questo comporta: garantire la Costituzione, rappresentare gli interessi dei vari gruppi sociali, costruire coscienza critica, formare la classe dirigente del Paese.
A una classe politica degenere, a cascata come in “Cecità”, corrisponde una classe imprenditoriale di bassa qualità, ma anche di intellettuali, giornalisti, docenti, magistrati, ecc.
Un’ultima riflessione.
La conferma di Mattarella alla Presidenza della Repubblica e di Draghi al governo è un segnale di stabilità a livello internazionale e prova a minimizzare i danni di questi giorni a livello nazionale.
Credo, purtroppo che la guerra di tutti contro tutti lascerà molte macerie e questo non aiuterà ad affrontare le enormi sfide che abbiamo davanti.
di Angelino RIGGIO